Fabbri

Diplomatasi alla Scuola di recitazione di Firenze, inizia la sua attività al Teatro universitario del capoluogo toscano. Fa le sue prime prove importanti allo Stabile di Trieste. Negli anni ’60, entra nella Compagnia degli Associati, con la quale interpreta I lunatici di Middleton (1965) rivelando un sobrio talento drammatico. Interprete di forte presenza scenica, lega il suo nome a quello dei maggiori registi italiani del dopoguerra: Giorgio Strehler, Aldo Trionfo e Luca Ronconi. Con il primo recita nei I giganti della montagna di Pirandello (1966) e nella Cantata del fantoccio lusitano di P. Weiss (1968), dove appare stilisticamente impeccabile. Diretta da Trionfo interpreta Dialoghi con Leucò da C. Pavese (1964), Vincenz e l’amica degli uomini importanti di R. Musil (1964) e Elettra di Sofocle (1974). Ma è con Ronconi che la Fabbri offre il più ampio arco d’impegno, cominciato con I lunatici e proseguito, in modo abbastanza sistematico, a partire dal 1973, con l’ Orestea di Eschilo, portata al festival d’Automne di Parigi, a Belgrado, alla Biennale di Venezia, al festival di Spoleto, con cui propone un modello interpretativo acusticamente nuovo. Ma la vera `rivoluzione’ arriva nel ’78 con Le baccanti di Euripide per il Teatro regionale toscano. L’attrice offre una prova superba, «riflettente dell’autore e dello spettatore», ossia attenta alle ragioni del testo e alle esigenze della spettacolarità. Altra grande interpretazione nel 1986 con Ignorabimus di A. Holtz, in cui interpreta con ingenuo candore un personaggio maschile, l’occultista Ludwig. Seguono I dialoghi delle Carmelitane di G. Bernanos, Le tre sorelle di Cechov, riceve nel 1990 il premio Ubu per l’interpretazione nell’ Uomo difficile di H. von Hofmannsthal. Ancora nel ’90 è fra gli interpreti di Gli ultimi giorni dell’umanità di K. Kraus. Intensa la sua attività di monologante, con cui prende forma il suo accanito e mutevole lavoro sulla parola. Da ricordare il recital Dall’opaco con testi di I. Calvino. Non secondaria, anche se ridotta, la sua attività cinematografica in Sacco e Vanzetti di G. Montaldo (1970), Quattro mosche di velluto grigio di D. Argento (1971), Diario di un maestro di V. De Seta (1972) e Milarepa di L. Cavani (1974).