Eliot

Entra a Harvard nel 1906 per dedicarsi agli studi filosofici, che continua insieme a quelli letterari alla Sorbonne di Parigi e in Germania, per approdare infine a Oxford, dove si rivolge in particolare alla filosofia greca e all’insegnamento. Nel 1915 sposa una scrittrice inglese stabilendosi definitivamente in Inghilterra, dove otterrà la cittadinanza nel 1927. Per un certo periodo lavora alla Lloyds Bank, fino a quando sceglie di dedicarsi esclusivamente alla scrittura e all’attività letteraria. Nel 1923 dà vita alla rivista “Criterion” di cui rimane direttore fino al 1939, anno d’interruzione delle pubblicazioni. Nel 1925 entra nell’organico della casa editrice Faber and Gwyer, per assumere il posto di direttore non appena la compagnia diventa Faber & Faber. Eminente poeta e premio Nobel (1948), nonché prolifico autore di influenti saggi critici – La foresta sacra (The Sacred Wood, 1920), Sulla poesia e i poeti (On Poetry and Poets, 1957), Criticare i critici (To Criticize the Critic, 1965) -, E. resta nell’ambito drammaturgico molto legato al suo tempo, sperimentando inizialmente all’interno del filone della produzione teatrale anni ’30 portato avanti da Auden e Isherwood, che scompare dal palcoscenico quando la prima generazione del dopoguerra fa il suo prepotente esordio. Nei suoi drammi E. associa la poesia alla tradizione e a una cultura religiosa di tipo elevato, con l’intento di promuovere un teatro che agisca quale catalizzatore sociale: ovvero espressione pratica del suo ideale cristiano di comunione. Un teatro inteso dunque come arte collaborativa, ma anche come attività performativa in grado di instaurare una relazione di partecipazione con il pubblico. L’artificialità della messinscena teatrale, così come la finzione prodotta dall’attore calato nel suo ruolo, costituiscono per E. il perfetto tramite per la rappresentazione dello stato di illusorietà in cui vive l’uomo moderno e, in particolare, della sua schizofrenica esistenza, in continuo aggiustamento all’interno di una personalità combattuta tra un riconosciuto stato sociale e l’innata condizione dell’anima. L’intento di E. è di provocare una trasformazione spirituale della società; è per questo che tra i primi drammi e quelli più tardi c’è una certa distanza, provocata da un uso sempre più consistente del prestito da forme popolari di teatro da intrattenimento, in particolare tecniche da musical, da adattare a tematiche impegnate, sull’esempio di J.B. Priestley. Un tipo di pratica appena accennata nei primi drammi – Agoni di Sweeney (Sweeney Agonistes, 1926), Riunione di famiglia (The Family Reunion, 1939) o Assassinio nella cattedrale (Murder in the Cathedral, commissionatogli per il Canterbury Festival nel 1935) – che risultano più palesemente poetici e meno `commerciali’. Nonostante le inevitabili differenze, alla base dei drammi eliotiani sono individuabili procedure comuni: la trattazione più o meno esplicita di tematiche a carattere religioso; la ricorrente espressione del conflitto tra esperienza spirituale ed esistenza materiale; la correlazione tra i miti greci della rinascita sacrificale e il processo cristiano della redenzione; una quasi totale assenza d’azione, per cui la funzione drammatica del protagonista è rovesciata, essendo il suo scopo evitare l’agire volontario; l’impiego del `mythical method’ joyciano, che consiste nella giustapposizione e manipolazione continua di un parallelismo tra il contemporaneo e l’antico, al fine di dare forma, ordine e significato al «panorama di futilità e anarchia che è la storia contemporanea». È in base a questo principio che, sebbene in forma dissimulata e più o meno implicita, l’ Orestea di Eschilo funziona da parallelo mitico al mondo moderno di Riunione di famiglia ; l’ Alcesti e lo Ione di Euripide vengono utilizzati per The Cocktail Party (1949) e L’impiegato di fiducia (The Confidential Clerk, 1953); mentre è sull’ Edipo a Colono di Sofocle che si fonda Il grande statista (The Elder Statesman, 1958). In questi lavori, tutti presentati al festival di Edimburgo, E. cambia il ritmo del dialogo avvicinando sempre di più il verso alla prosa. Negli anni ’80 e ’90 un rinnovato interesse per Eliot è risultato dalla messinscena del musical di Andrew Lloyd Webber Cats , basato sui suoi poemi del 1939, Old Possum’s Book of Practical Cats ; da un revival nel 1986 di The Cocktail Party ; dal dramma Tom and Viv di Michael Hastings, basato sulla sfortunata storia del primo matrimonio del poeta. Nel 1997 la regista Deborah Warner insieme all’attrice Fiona Shaw si sono cimentate con il famoso poema La terra desolata (The Waste Land) in una messa in scena teatrale di soli trentasette minuti, condotta in assolo dall’attrice che volteggiando di voce in voce, tra generi e linguaggi diversi, ha restituito tutta la ricchezza e la complessità del testo riscuotendo un forte successo.