discipline equestri

Le discipline equestri hanno un ruolo fondamentale nella nascita del circo, avvenuta attorno al 1770 per opera dell’inglese P. Astley, un ex sergente maggiore dei cavalleggeri britannici. Da allora e sino ai primi anni del Novecento, il pubblico apprezza in modo particolare le grandi pantomime equestri e riesce a comprendere la difficoltà degli esercizi anche perché il cavallo è il mezzo di trasporto più diffuso del tempo. Nel nostro secolo mentre viene persa la tradizione della pantomima, si assiste a una maggiore definizione delle discipline e all’emergere di grandi talenti nei vari generi. Le discipline equestri si possono dividere in: `libertà’, `alta scuola’, `lavoro sul cavallo’ e `lavoro del cavallo’. Ovviamente ciascuna disciplina viene svolta con particolari animali e gli artisti che vi si dedicano sono ferrati conoscitori delle caratteristiche delle varie razze. La `libertà’ è il classico `carosello di cavalli’ circense, composto da formazioni variabili dai sei ai ventiquattro cavalli (ma alcuni artisti ne hanno presentati fino a 100) nei quali gli animali mostrano di aver appreso la capacità di disporsi per file di consistenza variabile, di cambiare la direzione di marcia e di effettuare esercizi come piroette, salti, debù (l’alzata sulle zampe posteriori) e altro. Il maggiore esponente italiano attuale della disciplina è F. Togni, capace anche di far lavorare insieme quattro cavalli e quattro elefanti. Lo stile della presentazione varia da quello militaresco di inizio secolo con cavalli bardati da finimenti decoratissimi e pennacchi di ogni genere, fino a quello new age con musica etnica e cavalli presentati senza finimenti, quasi come allo stato brado. La disciplina dell’`alta scuola’ è quella maggiormente codificata grazie ad un’ampia trattatistica e alla tradizione di scuole esterne al circo e istituzionalizzate come quella di Vienna. Il cavallo in questo caso è montato da un artista che riesce a fare eseguire all’animale, a tempo di musica, figure complicate ed eleganti allo stesso tempo. Alcuni esercizi vengono svolti con il cavallerizzo a terra che trasmette i comandi con delle lunghe briglie. Essendo basata sul ritmo musicale, l’`alta scuola’ si presta a numerose interpretazioni, ma gli stili maggiormente diffusi sono lo spagnolo e il viennese. Per `lavoro sul cavallo’, si intendono tutti i generi nei quali è determinante il lavoro svolto dagli artisti in groppa al cavallo piuttosto che quello dell’animale stesso, che spesso si limita a girare in tondo (seppure a determinate velocità), quindi: acrobazia, giocoleria e figure plastiche di vario genere. I più grandi cavallerizzi acrobatici a cavallo di questo secolo sono italiani: i Pissiuti, i Briatore, i Frediani, i Caroli e i Cristiani sono fra i nomi che fanno la storia della disciplina, sia nell’esecuzione di complicate colonne umane, che in quella di salti mortali da cavallo a cavallo lanciati al galoppo. Particolare successo ad inizio secolo riscuote lo stile alla `cowboy’ lanciato da Buffalo Bill. Fra le figure simboliche del circo vi è poi la ballerina a cavallo (da sola o con il partner in un `passo a due’). In questo genere si sono distinte le sorelle Swoboda-Medrano e le italiane E. Guerra, E. Ciniselli, E. Manetti, C. Portner-Folco. Tipico del circo russo è il volteggio alla cosacca, presentato da troupe numerose e scatenate (Kantemirov, Merdenov e `La leggenda del Caucaso’ di T. Nougzarov). L’ultima tipologia equestre è quella del `lavoro del cavallo’, nella quale l’animale mostra particolari abilità estranee alle sue normali caratteristiche (il cavallo sapiente, il cavallo attore). In generale nella seconda metà del secolo gli ammaestratori di cavalli che si sono maggiormente distinti sono stati proprietari di circhi con le possibilità economiche per mantenere una nutrita scuderia. Da segnalare soprattutto i francesi Gruss e gli svizzeri Knie, specializzati praticamente in ogni disciplina elencata. In Italia negli ultimi anni acquista una particolare competenza la famiglia Casartelli-De Rocchi che conquista nel 1996 il Clown d’oro a Montecarlo con un numero, `la festa del cavallo’, che comprende in pratica tutte le discipline.