Delbono

Fondatore nel 1983 della compagnia che porta il suo nome, D. è al contempo autore e interprete degli spettacoli di cui cura anche la regia. La sua poetica si caratterizza come un viaggio verso un teatro sempre più essenziale, sempre più spoglio e vicino alla vita. I suoi spettacoli nascono infatti dall’incontro con persone che vivono l’arte non come mestiere, ma come esperienza fondamentale per la propria sopravvivenza. Teatro sociale di notevole suggestione e intensità poetica, che rimanda ai personaggi surreali e circensi di Federico Fellini e alla gestualità di Chaplin. Sin dalle prime produzioni, Il tempo degli assassini (1986), Morire di Musica (1989), Il muro (1990), Enrico V (1992), fino agli ultimi La rabbia (1995) e Barboni (1997), sul palcoscenico spoglio di scenografie, ma ingombro di vicende, memorie, vissuti individuali in un’atmosfera felliniana, la scena si crea da sé attraverso l’azione di attori che non recitano, non interpretano, ma semplicemente sono, esistono. Così si succedono le storie di Bobò, sordomuto incontrato in un laboratorio al manicomio di Aversa ( Il tempo degli assassini e Barboni ), Mister Puma, Wolf, Armando, vagabondi della strada che intrecciano la loro storia a quella degli attori della compagnia, in un avvicendarsi surreale di gag tragicomiche e sublimi. D. sta attualmente lavorando per la messa in scena di La guerra , uno spettacolo nel quale i temi comuni di persone incontrate nel corso del suo peregrinare (bisogno di identità sociale e senso di appartenenza a una comunità) si sposano al bisogno di ciascuno di trovare dentro di sé il nucleo, il centro di tutte le guerre per superare le fatiche del vivere quotidiano.