De Simone

Roberto De Simone studia pianoforte e composizione e inizia una brillante carriera concertistica. Successivamente si dedica all’attività di regista teatrale, compositore, musicologo, drammaturgo ed etnomusicologo. Grande conoscitore della cultura popolare napoletana e della tradizione musicale, è stato l’ispiratore di uno dei gruppi più interessanti di musiche folcloristiche in Italia: la Nuova Compagnia di Canto Popolare. La rielaborazione di musiche tradizionali lo porta alla creazione di spettacoli legati al lavoro di ricerca musicale. Nel 1976 scrive e mette in scena La Cantata dei Pastori e al Festival dei Due Mondi di Spoleto, nello stesso anno, La gatta Cenerentola , opera che riscuote enorme successo e che sarà presentata in Italia e all’estero. Si tratta di uno spettacolo musicale in cui, attraverso la favola e la musica, si torna alle più antiche radici della tradizione napoletana. Con la Compagnia Ente Teatro Cronaca nella stagione 1977-78 scrive e mette in scena Mistero napoletano e nella stagione 1978-79 La festa di Piedigrotta di R. Viviani. Il 28 ottobre 1980 debutta L’Opera buffa del Giovedì Santo (libretto, musica e regia di R. De Simone), che descrive i fermenti, le speranze, le illusioni della Napoli del Settecento in un lungo Giovedì Santo, in attesa di un sabato di resurrezione e di festa che non arriverà.

Tra i suoi lavori di regista e compositore più interessanti (sempre con la Compagnia Ente Teatro Cronaca) si ricordano inoltre Eden Teatro di Raffaele Viviani (1981), La Lucilla costante di Silvano Fiorillo (1983), La Bazzariota, ovvero la dama del bell’umore di Domenico Macchia (1983), Le religiose alla moda di Gioacchino Dandolfo (1984), Le novantanove disgrazie di Pulcinella , da canovacci anonimi rielaborati da R. De Simone (1988). La particolarità del suo lavoro sta nella mescolanza di drammaturgia, ricerca musicale, tradizione e folclore, fiaba, ritualità e storia. Tra i suoi spettacoli, prodotti dalla Compagnia Media Aetas Teatro, si ricordano Cantata per Masaniello al Mercadante di Napoli (1988-89) e Le Tarantelle del Rimorso al Teatro San Carlo (1993). Già dal 1978 è iniziata una ricca attività di regista d’opera, al fianco dei più importanti direttori d’orchestra e in collaborazione con M. Carosi (scene) e O. Nicoletti (costumi). Tra le opere di Mozart si ricordano le regie di Don Giovanni (Bologna 1982), Idomeneo (Scala 1990), Così fan tutte (Vienna 1994) e Il flauto magico (Scala 1995), le ultime tre con la direzione di Riccardo Muti. Numerose anche le regie di opere di Rossini, tra le quali Il barbiere di Siviglia (Aix-en-Provence 1984) e Cenerentola (Bologna 1992, direttore R. Chailly); da ricordare infine le sue fantasiose riletture di opere del ‘700 napoletano, da Pergolesi ( Lo frate ‘nnamorato , Scala 1989) a Paisiello ( L’idolo cinese ). Tra i suoi libri, Il segno di Virgilio , sul rapporto fra la figura del poeta classico e la cultura popolare e religiosa napoletana (1982), Chi è devoto sulle feste rituali in Campania (1985), Carnevale si chiamava Vincenzo sui rituali del Carnevale popolare (1977) e Fiabe campane , raccolta di circa duecento fiabe popolari desunte da autentici narratori come contadini, pastori, operai (1993). È stato direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli. Attualmente è direttore, per chiara fama, del Conservatorio di Napoli.