De Benedetti

Fu uno tra i più importanti esponenti del teatro d’evasione nel periodo fra le due guerre. Cominciò a scrivere molto giovane sia per il teatro sia per il cinema. Il successo gli arrise tra il 1930 e il ’38, quando fornì un vasto repertorio agli interpreti della commedia sentimentale (suoi lavori vennero portati sulle scene, tra gli altri, da Falconi, Tofano, De Sica e Merlini). I titoli più noti di quel periodo sono La resa di Titì (1931), Non ti conosco più (1932), Milizia territoriale (1933), L’uomo che sorride (1935), preludi al testo per il quale viene ricordato: Due dozzine di rose scarlatte , scritto nel 1936 e rappresentato molto anche all’estero. Di origine ebrea, le leggi razziali del regime fascista lo obbligarono al silenzio. Dal 1938 si dedicò al cinema, anche se il suo nome non poté comparire nelle locandine dei film. Tornò al teatro solo dopo la fine della guerra con commedie di stile pirandelliano ( Sbaglio di essere vivo , 1945; L’armadietto cinese , 1947; Gli ultimi cinque minuti , 1951; Buonanotte Patrizia , 1956; Il libertino , 1960; Paola e i leoni , 1971). Notevole fu la sua attività di sceneggiatore per il grande schermo, dove si cimentò con successo nello stile dei `telefoni bianchi’.