Cerami

Di grande talento come autore sia di romanzi (Un borghese piccolo piccolo, 1976; Tutti cattivi, 1981; Ragazzo di vetro, 1983; La lepre, 1988) sia di racconti (L’ipocrita, 1991; La gente, 1993; Fattacci, 1997), si avvicina al teatro attraverso la mediazione del cinema. Come sceneggiatore, infatti, Vincenzo Cerami collabora con Pasolini (Uccellacci e uccellini, 1966), Amelio (Porte aperte, 1990), Monicelli (cui si deve la trasposizione del romanzo d’esordio di Cerami), Bellocchio e G. Bertolucci; ma è soprattutto scrivendo per Benigni che raggiunge il successo: Johnny Stecchino (1991), Il mostro (1994) e La vita è bella (1997). Come autore di teatro la sua attività, solo apparentemente più marginale, inizia negli anni ’80 sia con l’adattamento per le scene del romanzo di Volponi Il sipario ducale (allestito al festival di Arles col titolo L’enclave des Papes) sia con una stretta collaborazione con il centro di drammaturgia di Fiesole: in questo ambito nascono Le tre melarance , libera rielaborazione della fiaba di Gozzi, Casa fondata nel 1878 , una sorta di saga mitico-aziendale, e Sua maestà (1986), che ripropone con sguardo contemporaneo il tema del sovrano deposto, del suo buffone e dell’isola deserta. Negli anni ’90 ha trovato un interprete ideale in Lello Arena e un musicista congeniale in Nicola Piovani; sono nate così Le cantate del fiore e del buffo, Il Signor Novecento, Canti di scena e La casa al mare. Acuti e istruttivi commenti su come scrivere per il teatro e per il cinema sono disseminati nel felice libretto di istruzioni Consigli a un giovane scrittore (1996).