Quattrini, Paola

Da énfant prodige a regina delle commedie brillanti, la carriera di Paola Quattrini è costellata di successi.

Da énfant prodige a regina delle commedie brillanti, la carriera di Paola Quattrini è costellata di successi. Ha in particolare recitato nelle commedie della ditta “Garinei e Giovannini”, oltre a un repertorio che include pièce di Sartre, Pasolini e Tennessee Williams.

Paola Quattrini biografia: gli esordi tra grande e piccolo schermo

Paola Quattrini debutta nel mondo dello spettacolo a soli quattro anni nel film Il bacio di una morta di Guido Brignone. Pochi anni dopo affianca Corrado nella trasmissione radiofonica “Cavallo a dondolo” e a dieci anni è a teatro con la trasposizione di Il potere e la gloria di Graham Greene, per la regia di Luigi Squarzina.

A quindici anni frequenta le cantine romane interpretando Tanti fiammiferi spenti di Luciani, che le vale l’appellativo di `ninfetta del teatro di prosa’ dell’epoca.

La regina delle commedie brillanti

Nel 1968 è Jessica in Le mani sporche di Sartre allo Stabile di Torino, recita Pirandello in Diana e la Tuda, ma nelle sue corde c’è soprattutto il repertorio brillante, con titoli come Il gufo e la gattina al fianco di Walter Chiari, Due sull’altalena con Corrado Pani, La papessa Giovanna (1973) di Josè Quaglio con Andrea Giordana, Non è per scherzo che ti ho amato di Fabbri (1977) con Carlo Giuffrè. Lavora quindi con Ernesto Calindri, Stefano Satta Flores, e quasi tutti i grandi del teatro d’intrattenimento.

Con Stefano Santospago è protagonista di A piedi nudi nel parco (1982). Negli anni ’70 la troviamo in molte commedie prodotte dalla Rai direttamente per il piccolo schermo. Nel 1987 è con Dorelli nel musical Se devi dire una bugia dilla grossa. Poi, nel 1988 con Bramieri nel delizioso Una zingara mi ha detto. Nel 1993 torna a un testo impegnativo interpretando Affabulazione di Pasolini con la regia di Ronconi.

Paola Quattrini nelle vesti di doppiatrice e conduttrice

Al cinema è stata diretta da Vittorio Gassman in Di padre in figlio (1982) e con lo stesso Gassman recita in uno dei suoi ultimi film: La bomba (1999). Nel 1993 vince il Nastro d’Argento alla migliore attrice non protagonista per l’interpretazione di Lea in Fratelli e sorelle di Pupi Avati.

Anche doppiatrice, ha dato la voce, tra le altre a Halle Berry e Milla Jovovich. In tv partecipa a sceneggiati di successo e conduce con Johnny Dorelli il varietà “Finalmente venerdì” nel 1989.

Nel 2003 il presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi le conferisce l’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana, per una vita dedicata al cinema, alla televisione e al teatro.

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Milva

Gemelle Kessler

Marisa Minelli

Quintero

José Quintero fu nel 1951 tra i fondatori del Circle in the Square al Greenwich Village, uno dei primi teatri Off-Broadway, nell’intento di presentare, in spettacoli spesso a pista centrale, riprese di testi meritevoli di rivalutazione. Vi allestì, fra l’altro, edizioni memorabili di Estate e fumo , di T. Williams, con G. Page e di Viene l’uomo del ghiaccio di O’Neill con J. Robards. Di O’Neill mise inoltre in scena le maggiori opere postume, a partire da Lungo viaggio verso la notte , ma diresse anche testi di Behan, Wilder, Genet e altri. Nel 1980 dopo alcuni insuccessi ( Clothes for a Summer Hotel , penultimo testo di T. Williams) lasciò New York per aprire nuovi spazi teatrali, prima a Los Angeles, poi a Boston. Nel 1974 pubblicò un’autobiografia.

Quaranta

Gianni Quaranta termina gli studi all’Accademia di belle arti di a Milano e comincia una feconda attività professionale che lo porta a lavorare in tutti i settori dello spettacolo. Nel cinema partecipa a importanti produzioni, fra le quali citiamo i film ispirati al melodramma: La Traviata (1982), Othello (1986), entrambi per la regia di F. Zeffirelli, Rigoletto (1982) di J.P. Ponnelle, Farinelli (1994) di G. Corbieau a cui venne assegnato il premio César (1995) per la migliore prodution design . Tra i suoi numerosi premi e riconoscimenti l’Oscar (1987) per il film A room with a view con la regia di J. Ivory. È direttore dell’allestimento tecnico del Teatro La Fenice di Venezia nella stagione 1972-73, si lega professionalmente a registi tra i quali Sonia Frisell, di cui ricordiamo le ultime produzioni scenografiche Aida di Verdi (Metropolitan 1988), Don Carlos di Verdi (Chicago 1989), e L. Ronconi, per le messinscena di Mosè di Rossini (Opéra 1983), Demophoon di L. Cherubini (Opera di Roma 1985) e Guglielmo Tell (Scala 1988). Con F. Crivelli cura le scenografie per spettacoli sia di lirica che di prosa, per M. Bolognini progetta tra gli altri le scene di Tosca di Puccini (Roma, Caracalla 1983). Artista polivalente ed eclettico elabora partendo dalla ricostruzione filologica della scena immagini e spazi che ci rimandano e ci fanno entrare nell’immaginario dell’incanto. L’onirismo della scena è a volte aiutato da mezzi tecnici – video, schermi di proiezione – ed il cinema entra nel teatro come nel caso del citato Guglielmo Tell ronconiano.

Quartullo

Laureato in architettura presso la facoltà di Roma con una tesi in scenografia sulla progettazione di un teatro (1986), diplomato in regia all’Accademia d’arte drammatica `S. D’Amico’ (1982) e diplomato come attore al Laboratorio di Proietti. Pino Quartullo debutta come attore e aiuto regista di Fra’ Diavolo di G. Aceto (1980), regia di A. Trionfo. Nel 1981 è attore in “Straparole”, sceneggiato televisivo scritto da C. Zavattini, con la regia di U. Gregoretti ed è attore e autore nel programma televisivo “Attore amore mio”, regia di A. Falqui. Dal 1982 al 1988 seguirà a partecipare a varietà televisivi mentre la sua carriera d’attore prosegue nel 1982 con il film Il marchese del grillo, regia di M. Monicelli, e con la partecipazione al popolarissimo A me gli occhi, please di Proietti; segue lo stesso anno L’avaro di Molière, regia di Patroni Griffi. Costituisce La “Festa Mobile” (1983) di cui è direttore artistico e regista e con cui produce: La Mandragola di Machiavelli, di cui cura anche la messa in scena; Tentativi di passione di M. Boggio e F. Cuomo, in cui è attore e regista (1984); Rozzi, Intronati, Straccioni e Ingannati di cui è autore, regista e attore (1984); Deus ex machina da W. Allen e Teatro Grand Guignol di cui è adattatore e regista (1985); Fools di N. Simon (1986) di cui è regista e attore. Seguono le regie di Bagna e asciuga e C’è un uomo in mezzo al mare di G. Jannuzzo (1987), Quando eravamo repressi di Q. (1990), Risiko quell’irrefrenabile voglia di potere di F. Apolloni (1992), Le faremo tanto male di Q. e Masenza (1993). Partecipa come attore a A che servono gli uomini di I. Fiastri, regia di P. Garinei (1989) ed a Estate e fumo di T. Williams, regia di A. Pugliese (1996-97). Come regista cinematografico ha esordito con il cortometraggio Exit (1980), diretto con S. Reali, ed ha proseguito con Quando eravamo repressi (1991), Le donne non vogliono più (1993), Storie d’amore con i crampi (1995) e l’episodio di Esercizi di stile (1997).

Quelli di Grock

La Cooperativa Quelli di Grock, fondata a Milano nel 1976 da un gruppo di ex allievi della scuola del Piccolo Teatro ha mantenuto negli anni una doppia ma complementare identità. Da una parte allestisce spettacoli per ragazzi e adulti (I comici dell’arte: lazzi e strapazzi, 1976; Cinema, 1981; Il naso, 1984; Istruzioni per l’uso, 1988; Colchide, 1991; Desideri, 1992; Caos, 1993; Cinema cinema, quest’ultimi diretti dal regista del gruppo Claudio Intropido 1996) in cui esprime una forte e caratteristica ricerca sul movimento e la gestualità, dall’altro gestisce una Scuola di teatro che ha visto formarsi al suo interno molti attori dell’ultima generazione (tra gli altri: M. Nichetti e A. Finocchiaro), rappresentando un’importante realtà culturale per la città di Milano.

Quintavalla

Dopo una laurea in filosofia, nel 1976 Letizia Quintavalla è tra i fondatori del Teatro delle Briciole di Parma di cui mantiene la direzione artistica fino al 1994. Il suo percorso artistico si snoda all’interno del teatro di ricerca e del teatro-ragazzi. Per i suoi lavori attinge alla tradizione popolare, a quella del racconto orale, alla fiaba e ai classici, riletti attraverso un linguaggio espressivo che ha nella scrittura scenica il suo principale riferimento integrata dalla ricerca musicale e della struttura dello spazio scenico. Indicativi all’interno delle sue produzioni: Nemo (1979), Dieci piccoli indiani di A. Christie,(1983). Seguono originali riletture di classici: Pinocchio (1992), Un bacio, un bacio, un altro bacio (1993), tratto dall’Otello di Shakespeare, Con la bambola in tasca (1994) da una fiaba di Afanasiev. Molto importante per gli esiti artistici il progetto con Tonino Guerra che si è sviluppato attraverso Racconto orientale (1989) e La casa dei giardini interni (1995). Sul fronte della sperimentazione i titoli più significativi sono: Polifemo (1991) e Pierino e il lupo (1995) e, nel 1997, Romanzo d’infanzia , il primo spettacolo di teatrodanza per ragazzi realizzato con il coreografo Michele Abbondanza. Nelle ultime stagioni ha instaurato una proficua collaborazione con la compagnia del Teatro dell’Arca che ha diretto in Rosencranz e Guildestern (da T. Stoppard, 1996), interessante mescolanza di cinema e teatro, e nel Decalogo 1 dall’omonimo film di Kieslowski (Mittelfest, 1998).

Quica, La

Dopo gli esordi in un cafè chantant ha studiato balletto classico e danza flamenca con il marito Frasquillo, diventando in breve una delle personalità più famose e autorevoli del baile che ha presentato in numerose tournées internazionali.

Quasimodo

Diplomato alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, debutta al Festival di Spoleto in Motivo di scandalo di Osborne, regia di Puggelli. Nel 1972 intepreta il ruolo del principe Gonzaga nel Massacro a Parigi allestito da Chéreau. Figlio del celebre Salvatore, poeta Nobel per la letteratura, dal 1979 si dedica quasi esclusivamente a una sua ricerca sulla poesia. Con Mario Cei allestisce infatti Quasimodo, operaio di sogni o Il velo di Maja dedicato ai poeti del decadentismo italiano. Negli anni ’80 approda alla regia. Tra i suoi numerosi allestimenti ricordiamo l’ Aminta del Tasso (1984) e nel 1990 Abelardo ed Eloisa di Duncan.

Quaglio

José Quaglio visse in Francia dall’età di due anni e fino al 1964. Oltralpe recitò con registi famosi, come Vilar, Dasté, Mercure, Meyer. Debuttò nel 1940 con il gruppo La Saison Nouvelle. La prima regia la firmò nel 1953, mettendo in scena Velca di T. Pinelli. Raggiunse il successo nel 1959 allestendo, prima in Francia e poi, nel 1962, in Italia Sicario senza paga di Ionesco. Trasferitosi in Italia, diresse lavori di Brusati (La fastidiosa, 1963), Ionesco (Il re muore, 1963), Eliot (Il ministro a riposo, 1964), Moretti (Processo a Giordano Bruno, 1970), Neveux (Querela contro ignoto, 1968), Suffran (Savonarola, 1970), Bolt (Un uomo per tutte le stagioni, 1974), Mrozek (Gli emigranti, 1975) e Pirandello, di cui curò la regia di un celebre Enrico IV (1964), grazie alla grande prova di S. Randone e alla valorizzazione dei personaggi minori. Del 1973 è La papessa Giovanna una commedia di grande successo con Andrea Giordana e Paola Quattrini. Tra le sue interpretazioni cinematografiche va annoverata quella nel film Il terrorista (1963) di G. De Bosio, nel quale diede vita a Piero, partigiano comunista veneziano. Q. è stato anche un prezioso diffusore della cultura teatrale italiana in Francia.

Quartucci

Figlio d’arte, Carlo Quartucci giunge a Roma alla fine degli anni ’50 per studiare architettura, pittura, cinema, ma i suoi interessi si volgono presto al linguaggio teatrale e al suo rinnovamento. Nel 1959 esordisce come regista, scenografo, attore in Aspettando Godot di Beckett; seguono gli allestimenti di C’era folla al castello di J. Tardieu (1960), Le sedie di Ionesco (1961), Finale di partita di Beckett (1963). Quartucci rifiuta subito l’impostazione naturalistica e sperimenta audacemente le possibilità sceniche di un uso astratto e formalizzato della parola come “comunicazione ritmica e fonetica”; considera la scenografia “architettura scenica del gesto” che interagisce con l’attore, il testo come spazio di lavoro. Arricchisce quindi la sua ricerca sulla lingua della scena con altri mezzi espressivi (cinema, video, nastro magnetico, radio, fotografia): così in Cartoteca di T. Rózewicz (1965) con studenti e gente di strada, nel collage La mucca parla a Pasquale (1966) con gli operai dell’Italsider di Genova, e in Zip Lap Lip Vap Crep Scap Plip Trip Scrap & La Grande Mam alle prese con la società contemporanea da un testo di G. Scabia (Biennale di Venezia 1965) con dieci maschere e i suoi attori (tra gli altri L. de Berardinis, R. Sudano, C. Remondi).

Zip, primo tentativo di scrittura scenica a più mani, provoca il primo scontro tra artisti della sperimentazione e sostenitori della tradizione in Italia e segna il tentativo di collaborazione tra sperimentazione (Teatro studio di Quartucci) e teatro pubblico (lo Stabile di Genova diretto da Squarzina). Dopo il dispositivo scenico per stadi e piazze Majakovskij e compagni alla rivoluzione d’Ottobre (1967), I testimoni di Rózewicz (1968), il teatro in campo magnetico (l’opera radiofonica Pantagruele , 1969) ed elettronico ( Don Chisciotte per la televisione, 1970), e Il lavoro teatrale di R. Lerici (Biennale di Venezia 1969), nel 1972 ha inizio l’esperienza di `Camion’. Il termine indica nome del gruppo, mezzo di trasporto, luogo della performance, esigenza di lavoro collettivo e di rendere il pubblico partner attivo. Un decennio di eventi, che vedono l’importante contributo dell’attrice e coautrice Carla Tatò, e trovano testimonianza nei film per la tv Borgatacamion , Robinson Crusoe e Nora Helmer .

Del 1980 è Opera, trilogia teatrale e cinematografica. Nel 1981 Quartucci raduna a Genazzano (Roma) diversi artisti visivi, musicisti, scrittori, cineasti, e dà vita con C. Tatò, J. Kounellis, G. Paolini, R. Lerici, G. Celant, R. Fuchs al progetto artistico `La zattera di Babele’; obiettivo è una nuova lingua della scena attraverso l’interagire delle arti. Nascono così le creazioni, portate in tournée europee, Comédie italienne (1981), Didone e Funerale (1982). A Berlino nel 1984 sviluppa il progetto su Kleist e la sua Pentesilea con Canzone per Pentesilea (musiche di Giovanna Marini; già allestito a Bologna nel 1983), Rosenfest Fragment XXX e Nach Themiscyra (Vienna 1986).

Dal 1986 il progetto ‘Zattera di Babele’ si trasferisce a Erice in Sicilia, dove nasce il festival `Le giornate delle arti’, laboratorio permanente sui diversi linguaggi artistici. Nascono per le regie di Quartucci La favola del figlio cambiato (1987) e I giganti della montagna (1989) di Pirandello; Primo amore , `sinfonia scenica’ da atti unici di Beckett (1989); Il giardino di Samarcanda (presso il restaurato teatro Gebel Hamed, 1990); Tamerlano il Grande di Marlowe (Berlino 1991); Antigone di Sofocle, nell’adattamento di Brecht (Segesta 1991); Macbeth di Shakespeare (1992; seguito da Il cerchio d’oro dei Macbeth , `studio per un teatro scenico video-elettronico’, 1993); Ager sanguinis (1995) e Medea (1989 e ’98) di A. Pes. Nel 1998 nascono i progetti Il cerchio d’oro del potere e La favola dell’usignolo , che coinvolgeranno Quartucci e gli artisti di `La zattera di Babele’ fino al 2001.

Quayle

Iniziò la sua carriera dall’Old Vic negli anni ’30, insieme a L. Olivier e H. Richardson. Dal 1948 al ’56 è stato direttore della Stratford Festival Company, dal 1953 insieme a Glenn Byam Shaw, dove ha diretto e interpretato Otello , La bisbetica domata (1948), Enrico IV (1950), Sogno di una notte di mezza estate (1954), Le allegre comari di Windsor (1955). Successivamente ha interpretato opere di autori diversi come Miller ( Uno sguardo dal ponte ), O’Neill ( Lungo viaggio verso la notte ) e una riduzione dell’ Idiota di Dostoevskij per il National Theatre (1970). Per il cinema: Amleto ( Hamlet , 1948), di L. Olivier, L’adultero (Woman in a Dressing Gown, 1957) e Birra ghiacciata ad Alessandria (Ice cold in Alex, 1960), entrambi di J. Lee Thompson.

Quartetto Cetra

Il Quartetto Cetra è un complesso vocale italiano di musica leggera attivo in concerti, nel teatro musicale, alla radio, in televisione, nei dischi, per il cinema e per la pubblicità. I suoi componenti Giovanni detto Tata Giacobetti (Roma 1922 – ivi 1988), Virgilio Savona (Palermo 1920), Felice Chiusano (Fondi 1922 – Milano 1990) e Lucia Mannucci (Bologna 1920; moglie di Savona). Il membro più antico è Giacobetti, che guida il gruppo fin da quando si chiamava E.G.I.E., dai nomi dei primi componenti: Enrico Gentile, Giacobetti stesso, Jacopo Iacomelli e Enrico De Angelis. Lo stesso anno in cui si è formato, il 1941, il gruppo perde Iacomelli, al cui posto subentra Savona; Gentile (subentra Chiusano) e De Angelis (subentra la Mannucci): a seguito di tale assestamento il quartetto assume il nome di `Cetra’. L’apporto di Savona (diplomato in pianoforte all’Accademia di Santa Cecilia e avviato alla musica classica) imprime al complesso il suo stile tipico, influenzato dai Mills Brothers e dai Modernaires, cantanti con l’orchestra di Glenn Miller: la matrice risiede quindi nel jazz di tipo swing, sviluppato in modo originale fino alla citazione e alla parodia. Il debutto ufficiale avviene ai microfoni dell’Eiar nella rivista radiofonica Riepilogando (1941), e dopo la partecipazione a un Concerto Cora diretto dal M. Semprini, radiotrasmesso, comincia la notorietà.

Intanto i quattro intraprendono una attività teatrale in varietà e nell’avanspettacolo, passando nel dopoguerra alla rivista e alla commedia musicale, e riscuotendo grandi successi sia con gli spettacoli di Remigio Paone (con Garinei e Giovannini registi) che con quelli di Garinei & Giovannini come autori e produttori. Gli spettacoli più importanti cui hanno partecipato sono: Una notte a Madera di Albo Rubens, musiche Gorni Kramer (1945); Gran Baldoria di Garinei e Giovannini, autori anche delle riviste che seguono (salvo indicazione contraria); musica G. Kramer, con Elsa Merlini e Enrico Viarisio: `hit’ dei Cetra la canzone “Vecchia America” (1951); Gran Baraonda – o anche Baraonda – 1952, musica G. Kramer, con Wanda Osiris e Alberto Sordi: spiccano i numeri “In un palco della Scala” e “Un bacio a mezzanotte”, (quest’ultimo intonato insieme alla Osiris); Siamo tutti dottori di Age, Scarpelli e Verde, musiche Armando Trovajoli, con Billi e Riva: proposta della canzone “Vecchio grammofono” (1955); Carlo, non farlo musiche G. Kramer, con Carlo Dapporto e Lauretta Masiero: con un numero nostalgico e ironico, “La Milano-San Remo” (1956); Un trapezio per Lisistrata , musiche G. Kramer, con Nino Manfredi e Delia Scala: qui il Quartetto Cetra funge comicamente da coro greco (1958); Billi e pupe con Riccardo Billi: spicca il numero “Un disco dei Platters” (1958).

I Cetra svolgono intanto un’intensa attività televisiva, cominciando a collaborare con la Tv italiana fin dalle trasmissioni sperimentali del 1952. Tra le trasmissioni di maggior successo: “Buone vacanze” (1959-60), “Giardino d’inverno” (1961), “Studio Uno” (1961, 1962 e 1963), “Stasera i Cetra” (1964), “Il paese della musica” (1965) e altre. I Cetra incidono una enorme quantità di dischi, compiono numerose tournée, partecipano ad alcuni film (tra cui Marakatumba, ma non è una rumba di Admondo Lozzi, 1951), doppiano alcune pellicole di Walt Disney e cantano in alcuni programmi pubblicitari. Il Quartetto Cetra domina insomma il panorama dello spettacolo italiano per quasi cinquant’anni senza mai vedere offuscata la sua popolarità. I maggiori responsabili di tale successo sono Giacobetti, che scrive i testi delle canzoni, e Savona, che compone e adatta la musica, da solo o insieme a musicisti affermati come Gorni Kramer, Lelio Luttazzi e altri.

Il complesso si muove tra le canzoni originali e quelle riprese dal repertorio (specialmente americano) e adattate al loro virtuosismo vocale: per il tipo inconfondibile delle esecuzioni si tratta di canzoni sceneggiate, o canzoni coreografate, in cui al garbo e all’esattezza del contrappunto delle voci si unisce la capacità di `raccontare’ azioni con la mimica e la vis comica espressa soprattutto nei centoni. Ne fanno le spese il mondo della canzone, cantanti affermati, personaggi storici ed eroi di romanzi popolari, tutti amabilmente ed elegantemente presi per il bavero. Lungo tutta la loro carriera i Cetra non hanno mai cambiato stile. Alcuni parlano di ripetitività, altri di coerenza con le proprie caratteristiche: di sicuro non sono mai andati fuori moda perché non hanno mai seguito le mode.