Falconetti

Dopo gli studi di recitazione è scritturata dall’Odéon; debutta nel 1916 in ruoli minori in Charles II e Buckingham di Dumas. Nello stesso anno ottiene la sua prima parte di rilievo: è Vivette nell’ Arlésienne . Lasciato l’Odéon nel 1919, lavora in diversi teatri parigini finché nel 1924 viene scritturata dalla Comédie-Française, dove è Rosine nel Barbier de Séville di Beaumarchais e interpreta Bettine di De Musset. Il suo carattere difficile le costa il contratto con il prestigioso teatro; dal 1925 lavora per diverse realtà teatrali fino ai grandi successi del 1928 al teatro Sarah Bernhardt: La dame aux camélias e Lorenzaccio . Nello stesso anno C.T. Dreyer la vuole protagonista de La passion de Jeanne d’Arc , capolavoro del cinema muto, quasi totalmente composto da primi e primissimi piani, in cui F. può dare prova dell’ampiezza della sua gamma espressiva, esponendo, completamente rasata e priva di trucco, il suo volto vibrante, teso e quasi trasfigurato. Dirige per due stagioni (1929-30) all’Avenue, dove trionfa con Phèdre di Racine. Ritiratasi in Svizzera, F. ritorna a Parigi nel 1934 per una Jeanne d’Arc all’Odéon e per la parte di Andromaca in La guerra di Troia non si farà di Giraudoux (Athénée, 1935). Allo scoppio della guerra lascia la Svizzera, dove si era nuovamente stabilita, per Buenos Aires.

Frayn

Insieme ad A. Ayckbourn ha collaborato a definire il tono della commedia popolare degli anni ’80. Rigettando in pieno il radicalismo politico che aveva caratterizzato l’evoluzione del farsesco da J. Orton a P. Barnes, e sottolineando il valore del teatro come puro intrattenimento, F. sostiene un ritorno ai valori classici del comico. Atteggiamento che ha portato la sua opera ad essere in genere sottovalutata dalla critica, ma non per questo meno apprezzata dal pubblico presso il quale ha riscosso sempre grande successo. F. propone infatti un comico basato sulla messa in risalto di problemi comuni e sul conseguente riconoscimento degli stessi da parte dello spettatore. Mentre Ayckbourn focalizza la sua attenzione sulla famiglia, F. predilige piccole comunità e organizzazioni come quella della biblioteca di un quotidiano in Alphabetical Order (1975), o del college di Oxbridge in Clouds (1976), o ancora del teatro commerciale nell’esemplare di metateatro Noises Off (1982).

Fuller

Le sue esibizioni fantasmagoriche, attuate muovendo ampi veli sostenuti da bacchette e illuminati con effetti colorati, l’hanno imposta all’attenzione di poeti, artisti e musicisti, come Mallarmé, Rodin e Debussy. Tra i suoi brani più noti, che ne hanno fatto la ballerina simbolo del Liberty, si ricordano Serpentine Dance (1890), Fire Dance , The Butterfly . Dopo gli esordi nel varietà in America, è stata a Parigi, dove ha debuttato alle Folies Bergère (1892), a decretarle un grande successo, così come è avvenuto per le altre pioniere d’oltreoceano, Isadora Duncan e Ruth Saint Denis. Tra i nuovi brani, creati in Francia, spiccano: La danse de l’Archange , La danse des nuages , La danse du miroir , La danse phosphorescente , La danse ultraviolette . Ha poi fondato un suo gruppo femminile, che si è esibito al Metropolitan di New York e, in Italia, al Teatro di Torino (1926). Sperimentatrice delle tecnologie più avanzate del suo tempo, ha brevettato in Francia i suoi giochi policromi con la luce elettrica, cosa per cui è stata riconosciuta come caposcuola dell’illuminotecnica ed è stata vivamente apprezzata dai futuristi. Ha anche realizzato un proto-film di ombre, Shadow Ballet , presentato a Londra nel 1927, e ha scritto la propria biografia, Quinze Ans de ma Vie (1908). Oggi il suo influsso continua a farsi sentire attraverso le rielaborazioni delle sue danze da parte di soliste ispirate come la tedesca Brygida Ochaim.

Fumo

Nuccia (Napoli 1917 – ivi 2005) e Nunzia Fumo (Napoli 1913 – ivi 1992), figlie di Eugenio, contitolare della celeberrima compagnia di sceneggiate Cafiero-Fumo, debuttano bambine, naturalmente accanto al padre. Poi, Nuccia entra a far parte della compagnia di Peppino De Filippo, con il quale rimane ben dieci anni, e nella maturità approda addirittura a I giganti della montagna di Pirandello, nel ruolo della Sgricia e per la regia di Giorgio Strehler. E si rivela tanto brava che anni dopo ripete lo stesso ruolo per la regia di Bolognini, e al fianco, nientemeno, di Irene Papas. Inoltre, lavora molto con Scaparro e i fratelli Giuffré. A 74 anni riceve a Taormina il biglietto d’oro dell’Agis. La sorella Nunzia, invece, percorre da giovane le strade del varietà, arrivando persino in Sudamerica con la rivista Simmo ‘e Napule, paisa’! Quindi il ritorno alla prosa, con il Liolà interpretato al fianco di Domenico Modugno, e significative esperienze nella compagnia di Peppino De Filippo (ma in un’epoca diversa da quella della sorella) e, a partire dal ’70, accanto a Eduardo, in tutta una serie di ruoli da caratterista che impongono la sua inconfondibile cifra espressiva a metà fra il comico e il grottesco.

Flanagan

Artista in senso lato, videomaker, poeta, malato di fibrosi cistica (di cui è morto), già attivo alla fine degli anni ’70 con la compagnia Sheree Rose in pratiche sadomasochistiche, rituali sessuali e sofferenza fisica estrema. Il lavoro di Bob Flanagan è intimamente legato alla malattia del suo corpo congiunto al dolore e alla sessualità. Wall of pain (1992) è parte di una installazione-performance intitolata Visiting hours in cui una galleria d’arte è trasformata in una specie di reparto ospedaliero. In questo ambiente sono appese 750 fotografie in bianco nero (scattate da Rose) di Bob Flanagan durante un numero svariato di trattamenti dolorosi nei quali l’artista sembra in estasi e perfino allegro. Il documentarista Dick Kirby è autore di un film su di lui: Private pratices the story of a sex surrogate. Bob Flanagan appare anche in un video musicale dei Nine Inches Nails (Broken) ed è oggetto di studio di numerosi libri tra i quali, il più famoso: Bob Flanagan, super-masochist di Andrea Juno e Vale, della rivista californiana “Re/Search”.

Fleming

Cresciuta in Giappone dove studia e lavora con i maestri del Butoh Kazuo Ohno, Yoshi Ohno, Min Tanaka, diventa poi artista residente al La Mama Café di New York. Ospite di numerosi festival negli Usa e in Giappone, debutta a Milano con Eros & Psyche (1993). Interprete di Fragments of a Greek Trilogy , Dream of Kitamura , Mythos Oedipus , A Midsummer Night’s Dream , si distingue per il virtuosismo nel controllo del corpo, spesso nudo, e per la bellezza scultorea delle sue performance, basate sulla concentrazione e sulla lentezza tipiche del teatrodanza orientale. Nel 1994 crea le coreografie del film Memory of Fire .

Frassineti

Pur avendo composto poco per il teatro, va sottolineata la preziosità e la non convenzionalità dello stile di Augusto Frassineti, caratterizzato dall’eleganza della forma. La sua lingua e le situazioni che crea, di matrice surrealista, si distinguono per la raffinatezza e l’efficacia letterarie. Tutto ciò non impedisce che i suoi testi, alla prova della scena, perdano, seppur in parte, di tensione. Il lavoro di F. trova il suo terreno ideale nella forma del cabaret, attraverso la quale l’autore poté esprimere al meglio quel tagliente umorismo e quello spirito satirico che caratterizzano tutta la sua produzione. F. fu traduttore, tra gli altri, di Rabelais e Scarron e autore di brevi scritti di sapore satirico. I titoli: Isabella comica gelosa (scritto a quattro mani con G. Dessì, 1955), Teo o l’acceleratore della storia (con G. Manganelli, 1966), Il tubo e il cubo (1967), Innamorati in trappola (1968), Tre bestemmie uguali e distinte, magari quattro (1970), La farsa dei tre gobi (1974).

Fuentes

La narrativa di Carlos Fuentes, una delle maggiori della letteratura latinoamericana, si caratterizza per un disincantato pessismismo e per una presenza ossessiva del passato che si interseca in chiave mitica col presente (La regione più trasparente , 1958; La morte di Artemio Cruz , 1962). Questi elementi si ritrovano in parte anche nella sua più saltuaria produzione teatrale. Tra i testi più noti si possono ricordare: Il guercio è re (El tuerto es rey, 1971), interpretato da María Casares; Tutti i gatti sono grigi (Todos los gatos son pardos, 1971), sulla conquista del Messico; Orchidee alla luce della luna (Orquìdeas a la luz de la luna, 1988), messa in scena da Guillermo Heras al Centro Drammatico Nazionale di Madrid.

Ferri

Esponente di punta della canzone romanesca. Esordisce nel 1963 all’Intra’s Club di Milano e in seguito (1965) si afferma al Bagaglino di Roma con un repertorio di stornelli e canzoni popolari romane. Si fa notare per la sua prorompente romanità, tanto da essere definita `romana de Roma’. Approda presto in tv, partecipando a diversi spettacoli: Questa sera Gabriella Ferri (1971), Senza rete (1972), Dove sta Zazà (1973), Il circo delle voci (1974). Il suo repertorio comprende principalmente stornelli, ninne nanne e canzoni della malavita romana, ma non mancano aperture alla canzone napoletana e latino-americana. La maggior parte dei suoi spettacoli teatrali e televisivi vengono incisi su disco. Nel 1975 propone lo spettacolo Mazzabubù ; nel 1980 è di nuovo in tv con Giochiamo al varietà . In seguito si trasferisce negli Usa, abbandonando la tv e il cabaret per dedicarsi alla musica. Ricompare in Italia nel 1987 interpretando la sigla del varietà televisivo Biberon . Nel 1996 partecipa al premio Tenco con alcuni musicisti della Piccola Orchestra Avion Travel; nel 1997 esce il suo disco Ritorno al futuro .

Fo

Dario Fo frequenta l’Accademia di belle arti di Brera a Milano e si iscrive alla facoltà di architettura del politecnico senza laurearsi mai (ma nel corso della carriera sono molte le lauree Honoris causa ). Studia per diventare pittore. Nel ’52 conosce Franco Parenti che lo introduce alla Rai dove per diciotto settimane scrive e recita per la radio la trasmissione satirica Poer nano, i cui testi vengono presentati nello stesso anno al Teatro Odeon di Milano. Nel ’53 sempre con Parenti e Giustino Durano firma e interpreta Il dito nell’occhio che rompe il cliché della rivista tradizionale, cui seguirà l’anno dopo Sani da legare. Il passaggio al teatro e al mondo dello spettacolo è ormai ufficiale; scrive con altri e interpreta il film Lo svitato di C. Lizzani e firma varie sceneggiature. Nel ’57 mette in scena per Franca Rame Ladri manichini e donne nude e l’anno dopo Comica finale. Dal ’59 si mette in compagnia stabile con la Rame e altri. L’attività si svolge ancora nel cosiddetto teatro borghese nonostante lo spirito provocatorio, farsesco e di impegno civile dei suoi testi. Sono di questo periodo: Gli arcangeli non giocano a flipper (1959), Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri (1960), Chi ruba un piede è fortunato in amore (1961), Isabella, tre caravelle e un cacciaballe (1963), Settimo ruba un po’ meno (1964), La colpa è sempre del diavolo (1965), La signora è da buttare (1967).

In questo decennio risulta fondamentale la partecipazione nel 1963 a Canzonissima, la più popolare trasmissione tv dell’Italia anni ’60, dove con Franca Rame mette in ridicolo i luoghi comuni del qualunquismo imperante e le magagne del sistema politico, denunciando le morti bianche. Per non piegarsi all’intervento della censura, abbandoneranno la trasmissione e per oltre un ventennio saranno esclusi dalla Rai. Prosegue invece l’attività teatrale e di autore, firmando i testi di canzoni di alcuni cantautori dell’epoca a cominciare da Enzo Jannacci per cui scriverà “Prete Liprando e il giudizio di Dio” e “L’Armando”. È del ’66 la prima raccolta di Ci ragiono e canto sulla musica popolare italiana, cui seguiranno nel ’69 Ci ragiono e canto n.2 e nel ’73 Ci ragiono e canto n.3 . Nel ’68, sulla spinta degli avvenimenti politici italiani ed europei fonda un collettivo teatrale indipendente: l’associazione Nuova Scena, che girerà l’Italia soprattutto in circuiti alternativi, al di fuori del teatro ufficiale (Case del popolo e capannoni come quello di via Colletta a Milano). Va in scena con Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi (1968), L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1000, per questo lui è il padrone (1969), Legami pure, tanto io spacco tutto lo stesso (1969) e soprattutto con il monologo che lancia a livello mondiale il suo leggendario grammelot (una lingua che mescola dialetti antichi padani al linguaggio moderno): Mistero buffo (1969). Sempre nel ’69 fonda con la Rame il collettivo teatrale La Comune con cui mette in scena nel ’70 Vorrei morire anche stasera se dovessi sapere che non è servito a niente e Morte accidentale di un anarchico, cui seguiranno Morte e resurrezione di un pupazzo (1971), Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone? (1971), Fedayn (1971), Ordine per Dio.ooo.ooo.ooo (1972), Pum pum, chi è? La Polizia (1972), Guerra di popolo in Cile (1973) per cui viene arrestato durante una tournée a Sassari. Nel ’74 La Comune occupa a Milano la Palazzina Liberty che raccoglierà 80mila abbonati in poco tempo e che fino agli inizi degli anni ’80 resterà uno dei luoghi centrali del teatro politico e della cultura di controinformazione. Qui va in scena Non si paga, non si paga (1974), Il fanfani rapito (1975), La marijuana della mamma è sempre più bella (1976), Storia di una tigre (1979), Clacson, trombette e pennacchi (1981).

Inizia in questi anni una frenetica attività di tournée all’estero e nel ’79 viene chiamato alla Scala di Milano dove dirige L’histoire du soldat di Stravinskij. Nell’82 scrive e mette in scena L’opera dello sghignazzo cui seguirà Il fabulazzo osceno e Patapunfete, un testo per i due clown Colombaioni. Sempre alternando l’attività di attore e regista tra Italia e estero (nell’87 viene chiamato a dirigere per l’Opera di Amsterdam Il Barbiere di Siviglia di Rossini e nel ’90 due testi di Molière alla Comédie-Française: Il medico per forza e Il medico volante), continua a scrivere e a mettere in scena nuove commedie: Quasi per caso una donna: Elisabetta (1984), Dio li fa e poi li accoppa (1985), Arlecchino (1985), presentato alla Biennale di Venezia, Parti femminili (1986), Il ratto della Francesca (1986), Il papa e la strega (1989), Zitti, stiamo precipitando (1990), il monologo Johan Padan a la descoverta de le Americhe (1991), Settimo ruba un po’ meno n.2 (1993), Dario Fo incontra Ruzante (1993), Mamma i sanculotti! (1994), La Bibbia dei villani (1996), Il diavolo con le zinne (1997), Marino libero!. Marino innocente! (1998). Nel ’97 vince il premio Nobel per la letteratura e nella motivazione viene sottolineato, oltre alla multiforme attività di scrittore, anche il suo impegno civile di attore capace di dar voce ai più deboli.

Fratelli Capitoni

Debuttano in teatro nel 1989 con lo spettacolo Non venite mangiati . Partecipano a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive, tra cui Via Asiago tenda (1989), Giochi senza frontiere (1990), S.P.Q.R. con E. Montesano (1991) e a trasmissioni radiofoniche. Nel 1990 partecipano al Funny film festival; nel 1991 allestiscono lo spettacolo Vi faremo sapere che continuano ad aggiornare e portare in tournée.

Fascilla

Allievo della Scuola di ballo della Scala, Roberto Fascilla si diploma nel 1956; l’anno dopo è già impegnato nel corpo di ballo in parti solistiche. Promosso primo ballerino nel 1964, interpreta tutti i balletti del repertorio ottocentesco (Giselle, Il lago dei cigni) e neoclassico (Allegro Brillante di Balanchine), segnalandosi soprattutto come sicuro partner e ‘porteur’. Dagli anni ’70 si dedica alla coreografia e allestisce nuove versioni di classici, sia per la Scala (Romeo e Giulietta, 1976) sia per la compagnia di Carla Fracci (Coppélia, 1973; La bella addormentata, 1976), nonché nuovi balletti drammatici di linguaggio neoclassico, ma non privi di spunti coreografici moderni (Il diario di Anna Frank, Verona 1983). Fondatore e coreografo della compagnia della Fondazione Piccinni di Bari (1978), dal 1990 al 1997 ha diretto con buoni risultati artistici il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli.

Formica

All’inizio degli anni ’70 è attore in alcune produzioni estere – Rabelais di J. L. Barrault (Francia, 1970) e I Claudius , regia di T. Richardson (1971) – quindi entra a far parte della compagnia dello Stabile dell’Aquila ( Maschere di Goldoni; 1973). Nel 1976 il regista M. De Sica mette in scena per la prima volta un suo testo, La domenica . Nello stesso anno F. interpreta Il giuoco delle parti di Pirandello, è quindi presente al festival di Spoleto in Trio per Samuel Beckett (1977). Nel 1978 è Formica stesso a curare la regia del suo spettacolo Terapia di mucchio . La sua verve comica si esprime a pieno nei testi che scrive, interpreta e dirige: Madri & figli (1984); A luce rossa: X-Rated (1985, ripresa successivamente in nuovi allestimenti nel 1987, nel 1992 e nel 1997); Formicando all’improvviso (1993 e 1995). Continua inoltre la sua attività di attore; segnialiamo tra gli spettacoli a cui ha preso parte: Amleto in trattoria di A. Campanile (1978); Il sogno dello zio di Dostoevskij (1984); Il sosia di E. Elice e R. Rees (regia di A. Corsini; 1995); La dama di Chez Maxim di G. Feydeau (1997).

Falchi

Dopo il diploma alla scuola del Piccolo Teatro, Donatello Falchi debutta ne La congiura di Prosperi diretto da L. Squarzina. È con Strehler in Vita di Galilei (1963). Ha una parentesi con Peppino De Filippo, che dà l’avvio alla sua carriera di attore comico e brillante, anche interprete di maschere legate alla Commedia dell’Arte. Nel 1968 partecipa ad alcuni spettacoli della Cooperativa Teatro Insieme, con De Daninos, De Toma, Ceriani, tra cui I tre moschettieri nell’adattamento di Planchon. Nel 1974 approda allo Stabile di Genova, fino al 1983. Di questo periodo sono particolarmente degne di nota il ruolo del capocomico ne La donna serpente di Gozzi diretto da E. Marcucci e Pantalone ne Il bugiardo di Goldoni. In seguito lavorerà anche con Missiroli, Cobelli, Ronconi (Al pappagallo verde di A. Schnitzler), sempre in ruoli brillanti. Nel 1998 ha successo con la parte del servo gobbo nel Frankenstein musical con Tullio Solenghi.

Fehling

Dopo studi di teologia e giurisprudenza a Berlino, segue i corsi di recitazione di P. Wegener e F. Kayssler; in seguito lavora come attore a Vienna e a Berlino dove interpreta, tra l’altro, il ruolo di Trofimov ne Il giardino dei ciliegi (1918) alla Volksbühne di Bülowplatz sotto la direzione di Kayssler. Nel 1919 debutta nella regia con Il matrimonio di Gogol’ e si impone, a partire dal 1921, con messe in scena di opere di Shakespeare quali La commedia degli errori e Re Lear , e di Uomo massa di Toller. Dal 1922 al 1944 lavora con continuità al Teatro Nazionale di Berlino caratterizzandone la storia di un intero periodo con le sue messe in scena di Shakespeare e di classici tedeschi quali Kleist, Lessing, Hebbel, Goethe, ma anche di Cechov ( Tre sorelle , 1926) e Schnitzler ( Liebelei , 1931). Dal 1933 al 1934 F. mette in scena cinque opere di ispirazione nazista di Ziese, Paul Ernst, Griese, Johst e Blunck. Sotto l’intendenza di Gründgens dirige nel 1937 il Riccardo III di Shakespeare che viene ricordato per come la geometria dello spazio scenico venisse, con calcolo quasi matematico, riempita da un’atmosfera lugubre e apocalittica. A Berlino cura anche regie di opere wagneriane come L’olandese volante alla Kroll-Oper, nel 1929, e il Tannh&aulm;user alla Staatsoper nel 1933. Lavora anche alla Schauspielhaus di Amburgo dirigendo il Don Carlos (1935) e La vendetta di Crimilde (1936) di Hebbel. Nel 1945 fonda una associazione teatrale a suo nome che scioglie dopo circa un anno e appena due produzioni. Sempre a Berlino, nel 1948, mette in scena Le mosche di Sartre all’Hebbel Theater del quale tenta, senza successo, di assumere la direzione artistica. Lo stesso anno si reca a Monaco dove dirige la Maria Magdalena di Hebbel e, nel 1950, Casa di bambola di Ibsen e Donna Rosita nubile di García Lorca. Due anni più tardi cura la sua ultima regia allo Schiller Theater di Berlino, la Maria Stuarda di Schiller. Una sindrome depressiva gli ha impedito di realizzare ulteriori progetti. Il teatro di F. non si rifà all’espressionismo, ma è comunque un teatro profondamente tedesco, con un’anima tragica; decisamente impolitico, rappresenta la concezione della scena opposta a quella di Brecht e di Piscator.

Formigoni

Dopo aver maturato diverse e importanti esperienze (London Academy of Music and Dramatic Art, Berliner Ensemble, 1958-61), Carlo Formigoni è con Franco Parenti al Teatro Stabile di Palermo finché da una collaborazione tra il Teatro stabile di Torino e il Piccolo di Milano nasce lo spettacolo La città degli animali (1971) con il quale fonda il Teatro Del Sole. Seguono altre produzioni (Felice e Carlina , 1975; Giochiamo che io ero , 1976; Dudù dadà il disperato vincerà , 1977), con cui praticamente pone le basi del teatro-ragazzi italiano. Regista rigoroso, caratterizza sempre i suoi spettacoli con la semplicità brechtiana di un teatro morale e necessario. Maestro di teatro, attraverso il suo lavoro di formazione sono nati il teatro Kismet di Bari, la compagnia Il cerchio di gesso di Foggia, con cui lavora stabilmente. È spesso all’estero dove collabora con lo Jügend Theater di Vienna.

Furno

Formatasi con Susanna Egri danza come prima ballerina nella sua compagnia e in quella di Carla Fracci e Beppe Menegatti (Le creature di Prometeo , 1970). Fondatrice del Collettivo di Danza del Teatro Nuovo di Torino, Loredana Furno crea nel 1977 con il ballerino Jean Piecrearre Martal la compagnia del Teatro di Torino, il cui repertorio spazia dai classici (Giselle) ai moderni (There is a time di José Limón) a balletti narrativi (Werther di Milorad Miskovitch 1979, Amo le rose che non colsi di Loris Gai, 1983), a novità di autori italiani (Flusso d’ombre di Roberto Castello, 1991; L’envol d’Icare di Luca Veggetti, 1997). Dirige il festival Acqui in palcoscenico.

Franceschi

Ebbe le sue prime esperienze di cabaret negli anni ’60. Passa al Teatro Stabile di Trieste, dove nel 1964 viene rappresentata la sua prima commedia Pinocchio minore . Nel 1967 è al Piccolo Teatro con Marat-Sade di Weiss; e, nel 1968, con Dario Fo e Franca Rame, è tra i fondatori dell’Associazione Nuova Scena. Nel 1976, con L’Amleto non si può fare , vince il premio Riccione-Ater. Interprete di grande misura e d’intensa recitazione, tra le sue più interessanti prove d’attore vanno ricordati gli allestimenti di Il parlamento e Bilora del Ruzante e Tartufo di Molière, regie di Francesco Macedonio; Edipo tiranno di Sofocle, regia di Benno Besson; Das Kapital di Malaparte, regia di Franco Giraldi; e poi ancora L’affare Danton , regia di Wajda; Bouvard e Pécuchet , regia di Giovanni Pampiglione; Re Lear , regia di Glauco Mauri; Come vi piace , regia di Marco Sciaccaluga. Autore di sensibile e rigoroso impegno sociale e umano, con l’inquietante commedia Scacco pazzo , recitata con successo in tutta Italia insieme con Alessandro Haber, regia di Nanni Loy, ha vinto il Premio IDI 1990. Nel 1992 la sua commedia Jack lo sventratore è andata in scena al festival dei Due Mondi con la regia di Nanni Garella. Nella stagione 1995-96 è stato Giovanni Pascoli in Un anno nella vita di Giovanni Pascoli di Mazzucco-Guarnieri, regia di Walter Pagliaro; e ha curato la regia della sua commedia, Ordine d’arrivo , per il Teatro di Genova.

Fanfani

Nel 1948 comincia la sua lunga collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano dove man mano recita in tutti gli spettacoli più importanti, da L’opera da tre soldi (1956) a Coriolano (1957-58) , da Epitaffio per George Dillon (1966-67) a Patatine di contorno (1966-67) . Dopo aver lasciato la scena alla fine degli anni Settanta decide di dedicarsi principalmente all’insegnamento proprio nella scuola del Piccolo, attività che portava avanti con fervore e passione fin dagli anni Sessanta.

Fattorini

Debutta con Zeffirelli interpretando Benvoglio in Giulietta e Romeo di Shakespeare ed è subito dopo sotto la direzione di Luca Ronconi nell’ Orlando furioso . Interpreta testi italiani contemporanei di S. Cappelli, Leto, Parodi e recita in Adriano VII (1972) di P. Luke. Approda al Piccolo nella stagione 1973-74 per Re Lear e vi rimane per sette stagioni consecutive registrando notevoli successi con spettacoli come Minnie la candida (1980), Le case del vedovo (1976), Il giardino dei ciliegi (1976-77). Nel 1984 lo troviamo al fianco di Paolo Stoppa nel Il berretto a sonagli di Pirandello. Nel frattempo si fanno sempre più frequenti gli impegni televisivi: con Ugo Pagliai è uno degli interpreti di Come le foglie realizzato per la televisione da Leonardo Cortese. Successivamente si afferma in ambito televisivo interpretando rispettivamente Ugo Foscolo e Raffaello negli omonimi sceneggiati, fatto che lo avvvicinerà al grande pubblico. Torna a lavorare al Piccolo nella stagione 1989-90 per l’allestimento del Conte di Carmagnola (1989-90). Gli ultimissimi spettacoli che lo hanno impegnato sono Faust frammenti – parte II (1991), Come tu mi vuoi (1992) e Libro di Ipazia (1994-95).

Ferrer

Si affermò sulle scene di Broadway a soli diciassette anni e, prima di passare quasi stabilmente al cinema, interpretò, con successo di pubblico e di critica, personaggi di gran richiamo quali Iago, accanto all’Otello di P. Robeson, il protagonista di La zia di Carlo di B. Thomas e Cyrano de Bergerac di Rostand (la cui versione filmica gli fece vincere nel 1950 l’Oscar per il migliore attore). Firmò anche alcune regie di drammi e commedie di consumo.

Francia

Formatasi alla danza contemporanea nell’ambito dell’avanguardia newyorkese, debutta come coreografa con Solo (1987), vincendo il Concorso internazionale Città di Cagliari. Le successive opere ottengono altri riconoscimenti internazionali: Effemeridi (1989, Concorso internazionale di Vienna e Prix Volinine), Il Profumo del respiro (1991, Concorso europeo Les Pepinieres), Fragole e sangue (1994, Concorso Iceberg). Autrice di una danza fisica ed emozionale e insegnante di `contact dance’ si occupa anche di videodanza ( L’uomo coriandolo , 1993; Elogio del lento presente , 1996) e di teatro ( Ippolito , Ravenna Teatro 1995). Di particolare rilievo e rigore la coreografia Ritratti (1997) creata per la sua compagnia.