’90,

Quello degli anni ’90 è stato un decennio particolarmente ricco di nuovi fermenti teatrali, nella maggior parte dei casi provenienti da esperienze autoformative e da circuiti indipendenti. Ad accompagnare la progressiva crescita di interesse intorno al fenomeno di quella che è stata chiamata la «terza ondata» (Franco Quadri) del teatro di ricerca italiano, ci sono stati festival e rassegne quasi del tutto autofinanziati (compresi spazi di aggregazione sociale come il Leoncavallo a Milano, Interzona a Verona, Link a Bologna e ex Snia Viscosa a Roma), che hanno cercato di rendere visibili quelle realtà che altrimenti sarebbero rimaste tagliate fuori dai sistemi di produzione di cultura teatrale, ma anche di promuovere lo scambio di esperienze e il dibattito teorico tra critica, studiosi e uomini di teatro. Uno scambio, aperto al confronto tra nuove estetiche e il patrimonio delle recenti tradizioni della scena. Al di là di occasionali appuntamenti, rimangono centrali Crisalide-Eventi di Teatro, il Festival di Bertinoro fondato nel 1994 e diretto dal Gruppo di lavoro Masque Teatro (dalle due ultime edizioni condivide la direzione artistica con i gruppi Terza Decade e Accademia degli Artefatti di Roma) e Extraordinario, la rassegna organizzata nel 1996 dall’Accademia degli Artefatti al Teatro Il Vascello di Roma.

Un capitolo a parte riguarda l’Incontro Nazionale dei Teatri Invisibili, formazioni nella maggior parte dei casi nate negli anni Ottanta e provenienti dal teatro-ragazzi o da laboratori di `terzo teatro’, e il Festival Opera Prima di Rovigo diretto dal Teatro del Lemming, nato nel 1994 e da subito sostenuto dagli enti locali, dal quale è partita una prima ricognizione su scala nazionale dei gruppi emergenti. Teatri ’90 Festival, ideato da Antonio Calbi (Milano 1997 e 1998), ha permesso invece, con il contributo di teatri, enti e sponsor, di focalizzare l’attenzione dei media e dell’informazione sulle ultime tendenze teatrali. A riguardo, la prima lettura critica che ne individua percorsi e contraddizioni è il testo di Paolo Ruffini e Cristina Ventrucci Gruppi 90 – Mappa degli ultimi teatri (Patalogo 19, Ubulibri).

Parlando di poetiche e di immaginari, la generazione nata in questo decennio di fine millennio che ha maturato un proprio linguaggio artistico, offre spunti di riflessione quando va a rielaborare dell’attore l’evocazione del gesto e della parola, una tensione avvertita dal Teatro del Lemming, dalla Nuova Complesso Camerata e dall’Impasto (rispettivamente: Edipo, una tragedia dei sensi, La nuova gioventù e La trilogia del balarino). Mentre si spingono su versanti che infrangono il codice della rappresentazione, mediando una fisicità iconica e dirompente che trova punti di contatto col mondo delle arti visive e della filosofia contemporanea (uno fra tutti Gilles Deleuze), i lavori di Teatrino Clandestino, Accademia degli Artefatti, Motus, Gruppo di Lavoro Masque Teatro e di Fanny & Alexander: barocco e ipertestualità, tecnologia post industriale e phoné sintetica, decostruzione coreografica e scenografie imponenti, hanno dato vita agli spettacoli Mondo (Mondo), Catrame, Coefficiente di fragilità, Natura morta e Ponti in core.

Švarc

Negli anni immediatamente postrivoluzionari, prima attore poi giornalista, entra in contatto con il gruppo poetico d’avanguardia Oberiu e inizia a scrivere versi nel 1924. Del 1929 è il suo primo lavoro teatrale ( Underwood ); a partire dal secondo, Il tesoro (1933), trova un’originale formula in cui mescola elementi del mondo fiabesco infantile con precisi riferimenti alla realtà a lui contemporanea. Sia Il re nudo (1934) sia L’ombra (1940), due divertenti allegorie politiche, vengono vietate dalla censura: stessa sorte tocca a Una notte (1942), sul blocco di Leningrado, e a Il drago (1943-44), ispirato alla leggenda di Lancillotto e il drago di Perrault, ma diretto contro l’autoritarismo, la corruzione e il razzismo. Fino alla morte di Stalin, S. non ha la possibilità né di pubblicare né di veder rappresentati i suoi lavori (circa venticinque, alcuni dei quali ancora oggi inediti), vive di lavori occasionali, scrive commedie per bambini e qualche sceneggiatura cinematografica. Nel 1956, a due anni dalla morte, esce una raccolta di commedie: da allora, anche se con non poche difficoltà, il suo nome torna a circolare nei repertori dei teatri sovietici.