Carretto

La poetica del Teatro del Carretto si identifica in quella dimensione magico-onirica del teatro che coniuga l’arte dei marionettisti con quella degli automi e di attori veri in pose da `masque’. Le produzioni del Teatro del Carretto inizialmente sono pensate per un pubblico più giovane, ma si caratterizzano oggi come spettacoli raffinati e poetici che superano le barriere del gioco fiabesco per approdare a rifrazioni psichiche archetipe, che affondano le loro radici mitiche nel senso stesso del teatro. Il successo di Biancaneve , la prima produzione del Carretto, ne fa uno degli spettacoli teatrali più rappresentato all’estero, ospite in Spagna, Belgio, Lussemburgo, Finlandia, Jugoslavia e al prestigioso Festival d’Automne di Parigi. Una partitura scenica nella quale il recupero dell’invenzione fantastica trova felice ambientazione nello spazio, nella luce, nel colore ed espressione nella parola legata alla musica. L’alternarsi di attori meccanici con attori, veri che narrano la storia di Biancaneve e dei sette nani, della matrigna cattiva e del principe, le differenti dimensioni fisiche dei personaggi (che possono variare da una scena all’altra) rappresentano una nuova sintesi teatrale in cui elementi disparati si fondono in un’armonia visiva che dialetticamente diviene, quasi naturalmente (da parola), immagine. È del 1985 Romeo e Giulietta , una sovrapposizione dell’opera belliniana Capuleti e Montecchi alla tragedia shakesperiana, cui si aggiungono echi della mediterranea novella di Matteo Bandello. Splendide le scenografie, i giochi di luce, la musica del melodramma di Bellini, che si fondono in un luogo spazio-temporale sottratto alla concretezza cosciente, con la narrazione di attori automa e altri in carne e ossa, maschere e marionette, in un’atmosfera ludica che riafferma una teatralità pura e originaria. Così come in Romeo e Giulietta , anche in Iliade – incontro con l’orizzonte omerico che diviene percezione dell’eco lontana della grande giostra eroica, con il suo carico di tragicità umana – gli elementi scenici puntano sul potere evocativo delle immagini e il linguaggio si fa sempre più ricco di segni visivi (maschere, scudi, lance, che squarciano gli splendidi fondali di Graziano Gregori) e uditivi: tonfi, tuoni, rumoreggiare del mare. Il tutto sapientemente orchestrato dalla mano elegante e ricercata di Maria Grazia Cipriani. Per Sogno di una notte di mezza estate (1991), metamorfosi drammatica di forme-colori-suoni che accompagnano l’amore attraverso l’oscura zona dell’animalità che rivela la separazione tra realtà e sogno, il Teatro del Carretto riceve il premio Ubu per la ricerca drammaturgica e visiva. In coproduzione con il Mittelfest di Cividale, nel 1992 la compagnia mette in scena Metamorfosi di Kafka, iniziando dopo il debutto, nel luglio dello stesso anno, una lunga tournée nei teatri italiani, che si concluderà a Praga e a Budapest con la partecipazione al progetto `L’Italia per l’Europa’. Ultimo allestimento del Teatro del Carretto è Le Troiane da Euripide (1995), ospite dei più prestigiosi teatri italiani.