carnevale

è certo l’evento rituale più complesso di tutto il ciclo annuale. Sul significato del c. esiste un’amplissima bibliografia, ma volendo semplificare al massimo potremmo dire che il c. è comunque un rito di `liberazione’ che si è venuto configurando, in molti casi, quale una sorta di `spazio franco’, di `spazio (relativamente) libero’ nel quale far confluire riti espulsi dalle loro sedi calendariali tradizionali. Ricettacolo, quindi, di frammenti rituali i più diversi, `ospitati’ e integrati entro la rappresentazione fondamentale di un’occasione eccezionale, ma annualmente ricorrente, di `libertà’. Se anche ogni c. si presenta con tratti propri e caratteristici, osservando sotto le apparenze non è difficile cogliere un forte tratto unitario. In Italia abbiamo c. che diciamo `tradizionali’, ma anche quei c. che ci appaiono turisticizzati o apparentemente `inventati’ conservano visibile il loro antico significato. La trama carnevalesca è intessuta di simboli che esprimono `liberazione’. Liberazione da un dominatore storicamente individuato in quei c. (per esempio del Piemonte) dove ha agito l’opera condizionante del regime napoleonico, offrendo al c. l’occasione per esprimere la liberazione dagli antichi sovrani assoluti, con la venuta dell’esercito rivoluzionario. Ma più spesso liberazione dalle regole gerarchiche dell’esistenza, con il rovesciamento dei ruoli sociali e la configurazione del `mondo alla rovescia’. Chi è subordinato o emarginato tutto l’anno (per esempio l’omosessuale nei c. della Campania, che diviene re della festa) diviene il dominatore, se pur per pochi giorni. Ma anche un altro elemento è fortissimo nel rito carnevalesco ed è quello sessuale. Questo elemento è così resistente da conservarsi persino nei più addomesticati e borghesi c. urbani, con le mascherine femminili che gettano coriandoli a quelle maschili, mentre i giovanotti utilizzano la più realistica schiuma da barba. La forza del c. e il suo radicamento nella coscienza si esprimono anche nei c. `inventati’, quale quello turistico di Venezia che celebra la libertà nella sfrenatezza, nell’esibizione e talora nella trasgressione.