Carlson

Carolyn Carlson studia presso la scuola del San Francisco Ballet e all’università dello Utah. Alta e flessuosa, le sue peculiari capacità di isolare ogni singolo segmento del corpo, evidenziando tutti i dettagli del movimento, ne fanno un’interprete ideale per Alwin Nikolais, nella cui compagnia danza dal 1966 al 1971. Inizia intanto a coreografare i propri assolo e, per le sue caratteristiche di creatrice che ama ispirarsi alla natura, alla spiritualità, all’Oriente, viene etichettata come la `Isadora Duncan di fine secolo’. Nel 1968 è premiata come miglior ballerina al Festival international de la danse di Parigi; lasciato Nikolais, entra nella compagnia francese di Anne Béranger ( Rituel pour un rêve mort , 1972), insegnando alla London School of Contemporary Dance e collaborando con il Ballet du XXème siècle di Béjart, fino a ricevere nel 1974 l’inedita nomina di Chorégraphe étoile all’Opéra di Parigi, dove guida per sei anni il Gruppo di ricerca teatrale. Scoperta in Italia con Trio, danzato insieme a Larrio Ekson e Jorma Uotinen (Scala 1979), viene chiamata da Italo Gomez a Venezia, dove fonda il gruppo Teatro Danza La Fenice e crea Undici onde (1981), Underwood (1982), Chalk Work (1983), lavorando anche al suo Solo (1983), che diventerà poi Blue Lady (1985), una sorta di autobiografia sulle stagioni della vita di una donna. Torna poi in Francia, dove produce numerosi titoli: Still Waters (1986), Dark (1988), Steppe (1990), Commedia (1993). Crea anche Don’t Look Back per Marie-Claude Pietragalla, étoile dell’Opéra di Parigi (1993). Allestisce diversi brani in Finlandia: Maa (1991) per il Balletto nazionale, Elokuu e Syyskuu (1992) per l’Helsinki City Ballet. Dal 1993 al 1995 dirige il Cullberg Ballet svedese, per il quale crea Sub Rosa (1995). Ritorna all’assolo con Vu d’ici (1995) e alla coreografia di gruppo con Dall’interno (Parigi 1998), su canzoni di Bob Dylan. Danzatrice-improvvisatrice carismatica, sa trasmettere le sue emozioni attraverso la poesia del corpo, proponendo immagini affascinanti, legate ai sogni e ai ricordi, in ambienti di nitida luminosità. Come docente, sa valorizzare il talento espressivo spontaneo dei danzatori; la sua attitudine, più che strettamente coreografica, è di stimolo alla fantasia e all’inventiva dei ballerini, di regista dei loro contributi artistici.