Cappuccio

Fautore della rinascita drammaturgica dei dialetti regionali, i dialetti di grande carica espressiva ed emozionale. Ritenendo la lingua italiana desintonizzata rispetto alle finalità sceniche del teatro, Ruggero Cappuccio nella sua scrittura rivaluta l’immediatezza delle lingue storiche, il gioco linguistico puramente sonoro tutto versato sul piano dell’emozione, prima ancora che su quello della comprensione. Fondatore nel 1988 del Teatro Segreto, un organismo in cui attori, musicisti e scenografi collaborano al lavoro dell’autore-regista, in una sintesi interattiva per la realizzazione di progetti teatrali autonomi. Laureatosi in lettere con una tesi su Edmund Kean, l’artista napoletano ha vinto nel 1993 il premio Idi selezione autori nuovi, con Delirio marginale. Messa in scena con la regia dell’autore, l’opera viene presentata in prima nazionale al Teatro Argot di Roma, segnando la prima tappa del suo crescente successo. Nello stesso anno l’Istituto del dramma italiano gli assegna la Medaglia d’oro per Delirio marginale. Ma le porte della notorietà si aprono nel 1994 quando Ruggero Cappuccio, con Shakespeare Re di Napoli (autore e regista), presentato al festival di Santarcangelo, vince il premio Fondi e il Biglietto d’oro Agis. Lo spettacolo – settanta minuti di irreale bisticcio tra Zoroastro e Desiderio, due comici vaganti perdutisi di vista e poi ritrovati durante la festa del carnevale – si conclude in un delirio mortale (tema tanto caro al Bardo). Una sorta di giallo letterario risolto nella nuova drammaturgia che, attraverso il napoletano seicentesco, rievoca i centocinquantaquattro sonetti che Shakespeare, in occasione della sua venuta a Napoli, aveva dedicato al giovane attore Desiderio: una scrittura scenica basata principalmente sulla musicalità della lingua. Nel 1996 Ruggero Cappuccio scrive e mette in scena Nel Tempo di un Tango , seguito da una scrittura scenica intorno al Re Lear di Shakespeare presentata in uno spettacolo-evento diretto dallo stesso regista, da Alfonso Santagata e Leo de Berardinis. Nel 1996 la grazia della miscellanea linguistica (francese, spagnolo, arabo e greco) confluita nella ricerca fonica dell’autore napoletano trova la sua massima espressione in Desideri mortali , un oratorio profano ispirato al mondo poetico di Tomasi di Lampedusa. In questo spettacolo di struggente bellezza l’impasto linguistico, con la sua forte carica di vita e di morte, pare uscito dal mare, luogo e metafora di spazi mentali infiniti nel cui orizzonte immaginario e ingannevole il protagonista, imbastendo un gioco di identificazioni e confronti con i personaggi chiave della sua vita e quelli della sua opera letteraria, ricerca la propria identità. La messinscena rappresenta un momento essenziale del lavoro di gruppo di attori, musicisti, costumisti e progettisti-luce che C. svolge da oltre dieci anni attraverso la sua compagnia. Nel 1998 Luca Ronconi lo chiama al Teatro stabile di Roma per la riscrittura e la direzione del Tieste di Seneca e Le Bacchidi di Plauto. Il suo ultimo spettacolo, Il sorriso di San Giovanni , ha inaugurato Orestiadi , il festival di Gibellina (1998).