Campanini

Carlo Campanini esordì a diciannove anni nella quotata compagnia piemontese di prosa Casaleggio, che aveva un repertorio sterminato di commedie, drammi, vaudeville. Andò subito in tournée, a Buenos Aires, e vi rimase sei mesi. «Si cambiava spettacolo ogni sera – ricordava – e la sera il capocomico mi dava il copione da imparare per il giorno dopo. Prove dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 17, poi in scena… Fu una bella scuola». Tornato in Italia, andò nella compagnia di Antonio Maresca, rimanendo quattro anni accanto alla soubrette Isa Bluette. Un po’ di avanspettacolo nel 1930, poi in compagnia Navarrini-Bluette. Dotato di bella voce tenorile (avrebbe voluto fare lirica), spesso alternava a brani recitati intermezzi musicali. Interprete di operette, in gioventù fu il tenore Mario in Addio giovinezza di Pietri; nella versione televisiva di molti anni dopo, gli toccò il ruolo del padre di Mario. Nel 1939 venne scritturato per tre anni dalla compagnia di Vivienne D’Arys, e allora, ricorda, «tenni a battesimo un nuovo comico che faceva il ballerino a Riccione e imitava Stanlio. Era Carlo Dapporto. Io imparai a imitare Ollio, e la coppia ebbe uno straordinario successo». Nello stesso anno esordì nel cinema in Lo vedi come sei? accanto a Macario. Avrebbe poi girato un centinaio di film.

Nel 1950 ci fu l’importante incontro con Walter Chiari; ne divenne la preziosa spalla in scenette oramai `storiche’: l’imitazione dei fratelli De Rege («Vieni avanti, cretino!») e il ‘Sarchiapone’, ambientato in un vagone ferroviario. Carlo Campanini asseriva d’avere in una scatola un sarchiapone, animale selvaggio e pericoloso. Chiari, con l’aria del `so tutto’, tentava disperatamente di indovinare di che bestia mai poteva trattarsi. Si scopriva alla fine che era solo un trucco, adottato da Carlo Campanini commesso viaggiatore, per spaventare i compagni di viaggio e restare da solo nel vagone: avrebbe viaggiato più comodo. Quello sketch, ripreso sempre puntualmente nel corso di decenni, alla fine s’era dilatato sino a diventare un atto unico. Carlo Campanini ‘segue’ Walter Chiari in tv e al cinema, guadagnandosi attestati di stima dei critici e vibranti applausi del pubblico: il suo personaggio, si disse, era «il calco negativo di quello di Walter Chiari: timido, goffo, balbuziente, dimostra più anni di quelli che ha, è pesante, ha scarsa dimestichezza con le donne, conserva un candore di fondo». Negli anni ’70, quando ormai considera giunto il momento della pensione, viene richiamato alla ribalta a Torino, in una compagnia stabile (al Teatro Carignano) di commedie un po’ in lingua un po’ in piemontese, scritte su misura per Macario da Amendola e Corbucci. Ma Macario aveva improvvisamente deciso di riaffrontare le tournée nazionali, accanto a Rita Pavone (in Due sul pianerottolo ), la compagnia era rimasta senza primattore e Carlo Campanini, sino al 1980-81, continuò a far divertire il ‘suo’ pubblico.