Cabaret Voltaire

Le radici di Cabaret Voltaire si possono ricondurre alla poetica del dadaismo, movimento di rottura e rinnovamento delle logiche artistiche tradizionali che elesse nel 1916 a Zurigo, ad opera del regista teatrale H. Ball, uno spazio che si chiamava appunto Cabaret Voltaire – in cui si tenevano mostre d’arte russa e francese, danze, letture poetiche, esecuzioni di musiche africane – a quartier generale del gruppo. Fin dalla scelta di un nome così significativo è dichiarato l’atteggiamento di Cabaret Voltaire, che si sostanzia nel rifiuto della cultura e della morale corrente a vantaggio di un gioco dissacratorio espresso nel teatro, nel cinema, nella danza e nella musica. Fondato nel 1975 da Edoardo Fadini e dai componenti della sua famiglia (moglie, figli e nipoti), il gruppo si arricchisce successivamente della collaborazione di Gianni Varalli, Ruggero Bianchi, Roberto Alonge, Gigi Livia e numerosi altri studiosi e storici del teatro, comunemente legati dalla passione per la ricerca e operanti all’interno dell’università di Torino. È da sottolineare infatti la costante collaborazione di Cabaret Voltaire con l’istituzione universitaria che, nel corso degli anni, in occasione dell’arrivo in Italia di spettacoli e artisti stranieri su invito del gruppo torinese, ha organizzato conferenze e dibattiti sempre seguiti con grande interesse. Nato quasi fisiologicamente dal vecchio gruppo ‘Unione culturale’ (fondato sempre da Fadini nel 1962), che ha fatto conoscere al nord Carmelo Bene ( Pinocchio ; Torino, Teatro Alfieri 1963), Falso Movimento, I Magazzini Criminali e altri outsider della scena italiana, oltre ad aver portato per la prima volta fuori dagli Usa l’American Cinema.

La caratteristica fondamentale di Cabaret Voltaire si configura, in ambito produttivo, nel lavoro interattivo di artisti provenienti da differenti aree multidisciplinari, che firmano la realizzazione di messe in scena collettive. La ricerca e la sperimentazione di nuovi linguaggi porta Cabaret Voltaire a concepire lo spazio scenico come oggetto di scrittura e la recitazione come mera comunicazione di suoni. L’anarchia linguistica, la musicalità delle parole, il suono come elemento naturale costituiscono quindi le componenti significanti della poetica del gruppo. La prima messa in scena, L’inferno di Dante (1976), nata da un laboratorio con gli ospiti dell’ospedale psichiatrico di Napoli, fu allestita sotto un immenso tendone da circo. Con Ecce Homo Machina del 1981 (stroncato dalla critica come «una delle battaglie teatrali» e «un’altra pugnalata di Cabaret Voltaire»), in cui la negazione di parola e musica si risolve a favore di una recitazione incomprensibile e di una sonorità archetipa, ha inizio una lunga serie di scandali, che spesso culminarono con la sospensione temporanea degli spettacoli. Dopo l’irruzione della polizia alla Fenice di Venezia durante la rappresentazione di Ecce Homo Machina, lo spettacolo fu interrotto (poi ripreso) con l’accusa di «attentare all’udito degli astanti e agli stucchi del teatro». In quella occasione Maurizio Scaparro e il sovrintendente Trezzini convocarono Fadini e gli `consigliarono’ di far abbassare il livello del suono.

Ancora scandalo, ma anche ovazioni per la performance di John Cage (recitava Joyce) al teatro Alfieri di Torino, durante la quale il pubblico si divise: metà cantava l’ Inno alla gioia di Beethoven e l’altra invece non finiva più di applaudire. Dopo quaranta giorni di una lunga serie di concerti e letture sceniche, che toccarono luoghi storici come il Big Club, la tournée di Cage si concluse decretando il successo italiano dell’artista. Una delle ultime grandi operazioni di Cabaret Voltaire è stata (1987-92) la riedizione del festival di Chieri, durante il quale vennero ribadite le dieci tesi dell’avanguardia italiana promosse dal convegno di Ivrea del 1967. Di quella occasione è significativo ricordare una frase pronunciata dal regista napoletano Mario Martone: «siamo soldati in una notte di nebbia con i fucili carichi, senza sapere a chi sparare». Utopia americana (1992) è l’ultimo titolo di una lunga stagione (gennaio-giugno) di manifestazioni organizzate da Cabaret Voltaire; alla serata inaugurale, al Regio di Torino, erano presenti duemilaquattrocento spettatori che applaudivano Philip Glass al pianoforte e Allen Ginsberg che recitava l’originalissimo Smoke. Ancora una volta, il lavoro di Cabaret Voltaire suscitò grande scandalo alla prima di Peter Schumann di Cristoforo Colombo e il nuovo ordine mondiale , spettacolo itinerante diviso in due parti: una (la conquista dell’America da parte di un Colombo nano, che distribuiva cibo agli spettatori) sulla riva del Po; l’altra su un fronte unico sull’acqua, dove si simulava l’impiccagione di uomini e animali, simbolo della distruzione ambientale ed economica operata dai conquistatori. La polizia intervenne ancora una volta, avvertita che sulle sponde del Po si stava officiando una messa nera. Dopo lo scioglimento del gruppo, avvenuto nel 1993, tutto il lavoro di Cabaret Voltaire, oggi rinchiuso in centoquaranta casse, sarà ricostruito e documentato dal Centro studi teatrali di Torino.