Bucci

Flavio Bucci studia alla scuola di recitazione dello stabile piemontese. Nel 1968 si trasferisce a Roma dove Ruggero Jacobbi gli offre un ruolo in L’arcitreno di Silvano Ambrogi. Da quel momento inizia una serie di intense interpretazioni teatrali: Peer Gynt (1968), Amleto (1969), Tre scimmie in un bicchiere e Il principe (1970). La vera notorietà gli arriva con l’interpretazione di Ligabue nell’omonimo sceneggiato televisivo di Nocita, ma Bucci non abbandona il teatro. Nel ’78 interpreta Don Chisciotte, regia di Armando Pugliese. Nel 1984 è il protagonista nonché il regista, al festival di Spoleto, di una versione attualizzata di Il re muore di Ionesco. Nel ’90 torna al teatro classico con Empedocle di Hölderling, regia di Melo Freni e al suo amato Pirandello di cui interpreta a Taormina Cecè, La patente, e in tournée per diverse stagioni, Il fu Mattia Pascal. Nello stesso anno con la moglie Micaela Pignatelli interpreta L’uomo, la bestia e la virtù. Maschera di vocazione tragica, Bucci ha subìto negli anni la condanna di Ligabue televisivo, che l’ha legato indissolubilmente a un ruolo e a una grande interpretazione difficilmente ripetibile.