Brown

Dopo gli studi di danza moderna al Mills College e poi con Limón, Horst e Cunningham, nel 1960 Trisha Brown incontra Yvonne Rainer, che la induce a trasferirisi a New York, dove frequenta le classi di composizione di Robert Dunn ed è tra i membri fondatori del Judson Dance Theatre (1962) e in seguito della Grand Union (1970-1976). Qui crea i suoi innovativi ‘equipment pieces’, tra cui le danze lungo i muri di palazzi e grattacieli come Man walking down the Side of a Building (1969), Walking on the Walls (1971) e Roof Pieces (1973) con quindici danzatori sui tetti di Manhattan, che si trasmettono il movimento telegraficamente. In questo periodo nasce anche l’esemplare Accumulation (1971), cui aggiunge poi With Talking (1973) e Plus Watermotor (1978), un brano che sviluppa la coreografia a partire da una sequenza base di movimento, ripetuta e progressivamente arricchita di nuovi elementi, secondo uno schema di crescita a catena. Verso la fine degli anni Settanta, inizia a lavorare in spazi teatrali introducendo nei suoi lavori musica e scene. Glacial Decoy (1979), con le fotografie e le proiezioni di Robert Rauschenberg, è il brano di svolta, che si caratterizza come un flusso motorio, senza inizio né fine.

Ancora Rauschenberg è autore delle scene e dei costumi grafici in bianco e nero di Set and Reset (1983), su musica di Laurie Anderson, perfetto esempio di sintonia tra più artisti di comune sensibilità epocale. La collaborazione con Rauschenberg è destinata a restare una costante della sua attività, da Astral Convertible (1989) a Foray Forêt (1990) al mirabile e sapiente solo per se stessa, danzato interamente di spalle, If you couldn’t see me (1994). Nel 1986 crea, intanto, le danze per Carmen al Teatro San Carlo di Napoli; poi, senza mai venir meno al suo interesse centrale per la natura e la sostanza della creazione coreografica, negli anni ’90 lavora sulla musica classica, coreografando M.O., sull’ Offerta Musicale di Bach (1995) e curando la regia dell’ Orfeo di Monteverdi (1998). Il suo linguaggio, di estrema libertà e fluidità, genera una danza capace di rendere virtuosistico anche il gesto quotidiano. Il suo influsso creativo e formativo si avverte nel lavoro di Stephen Petronio, già componente della sua compagnia, e in numerosi esponenti della nouvelle danse francese.