Bread and Puppet Theatre

Il significato del nome Bread and Puppet Theatre è spiegato da un brano dello stesso fondatore Schumann: «È un pezzo di pane (bread) quello che noi vi offriamo insieme con uno spettacolo di pupazzi (puppet), perché il nostro pane e il nostro teatro sono inseparabili l’uno dall’altro» e perché il teatro era ritenuto necessario quanto il pane. Pezzi di pane nero, fatto dagli stessi attori, venivano letteralmente distribuiti fra il pubblico durante le rappresentazioni. Esse non erano in genere destinate a luoghi teatrali veri e propri. «Noi lavoriamo – scriveva ancora Schumann – nel nostro laboratorio, e quando abbiamo qualcosa da dire scendiamo in strada». In tal senso il B. and P. si distingueva dai maggiori gruppi alternativi della scena statunitense degli anni Sessanta, ai quali lo accomunava la volontà di prendere posizione sugli eventi politici contemporanei – in particolare contro la guerra nel Vietnam – e la scelta di presentare un teatro non narrativo affidato assai più all’inquietante eloquenza delle immagini (derivate in parte dall’iconografia religiosa) che alla parola. Queste immagini erano soprattutto pupazzoni alti quattro o cinque metri o attori muniti quasi sempre di maschere assolutamente non realistiche. Rifacendosi alle tradizioni del teatro popolare, europeo e orientale, il loro teatro univa al gusto del divertimento e della festa la capacità di rivolgersi ai sensi degli spettatori rifiutando programmaticamente l’eccesso di intellettualismo della scena occidentale e il sistema di valori al quale essa faceva riferimento.

Gli spettacoli più importanti realizzati dal gruppo furono Un uomo dice addio a sua madre (A Man Says Goodbye to His Mother, l968) , Il grido del popolo per la carne (The Cry of the People for Meat), presentato nel 1969 e portato con grande successo anche in Europa, e Il circo della resurrezione domestica (The Domestic Resurrection Circus, 1970), che dal 1974 veniva rappresentato ogni estate nella fattoria del Vermont dove Schumann e i suoi si erano stabiliti dopo aver sciolto ufficialmente il gruppo. Che tornò tuttavia a riunirsi con una certa frequenza, oltre che per le riprese di questo spettacolo, per realizzare, anche su commissione, progetti speciali quali Anti-bicentenario (Anti-Bicentennial, 1975), una sorta di dura elegia sull’ultimo indiano rimasto vivo in California dopo il genocidio compiuto dai bianchi; un Masaniello coprodotto nel l978, prima in America e poi in Italia, con il gruppo fiorentino di Pupi e Fresedde; e Uprising the Beast (1990).