Brancati

Anche se ha iniziato la sua attività di autore di teatro negli anni ’30, con alcuni testi di dubbio valore artistico Everest (atto unico, 1930); Piave (dramma patriottico, 1932), Il viaggiatore dello sleeping n.7 era Dio (1935); il vero successo l’ottenne nel secondo dopoguerra, con Questo matrimonio si deve fare (1939, rappresentata postuma dal Teatro stabile di Catania, con Turi Ferro, nel 1963), cui fece seguito Le trombe di Eustachio (1942), L’orecchio di Dioniso (1943), Don Giovanni involontario (1943), Raffaele (1948), Una donna di casa (1950). Certamente la sua commedia più nota e forse più bella è La governante , di cui si ricorda una bellissima edizione (1965-66), con A. Proclemer, G. Tedeschi e G. Albertazzi, per la regia di G. Patroni Griffi; ripresa ancora da Albertazzi, con P. Pitagora nella stagione 1995-96. La commedia fu bocciata dalla censura di allora anche se intenzione di B. era solo quella di portare in scena un caso morale, ovverosia la coscienza di un essere umano che si dibatte nelle spire di un `vizio’ che non vuole accettare, l’omosessualità femminile. Brancati scrisse in quell’occasione un pamphlet violento: Ritorno alla censura , contro la mentalità di un certo potere politico. Molto intensa fu anche l’attività di sceneggiatore cinematografico; ricordiamo: La bella addormentata di L. Chiarini (1943), Silenzio, si gira! di C. Campogalliani (1944), Anni difficili (1948), a cui seguì Anni facili (1953), entrambi diretti da L. Zampa, L’uomo, la bestia e la virtù di Steno (1954). Quattro anni dopo la morte (1954), il primo a interessarsi del teatro di B. fu N. Borsellino, che mise in risalto i tratti `nuovi’ del commediografo rispetto al narratore, indicandone l’anima aristofanesca o etico-politica, e il carattere polemico, la satira corrosiva, come elementi distinguibili della sua drammaturgia. Se ci sono sempre stati dei sospetti sui narratori che si dedicano anche al teatro, finendo spesso per considerare marginale questa attività, per B. le prove del palcoscenico hanno invertito questa tendenza, evidenziando una vena beffarda, una comicità agre, un felice uso del grottesco che rivelano la novità della struttura drammatica, specie in opere come La governante e Don Giovanni involontario .