Bramieri

Con la sua aria di buon lombardo, con il suo sorriso a cinemascope, con la sua straripante voglia di divertire sempre e comunque, Gino Bramieri è stato l’ultimo paladino della risata liberatoria senza doppio fondo, l’ultima gloria del vecchio mondo del varietà e della rivista. Talento multimediale in anticipo sui tempi (teatro, radio, tv, rivista, prosa, quindici dischi e ventiquattro film di consumo comico usa e getta), Gino Bramieri nacque in via Madonnina e visse a Porta Garibaldi, nella Milano di ringhiera col naso all’insù verso il Teatro Fossati, tempio dell’avanspettacolo e della operetta. Incominciò con l’entusiasmo del dilettante e del dottor Jeckyll: impiegato di banca di giorno, intrattenitore alla sera, fin da subito portato per la barzelletta, dettaglio non secondario dell’arte di intrattenere il pubblico. Tempi eroici, anche perché Gino Bramieri, che ai tempi della guerra fu deportato in Austria, si salvò vestendosi da donna, proprio come in uno sketch che poi avrebbe ripetuto all’infinito e con sottile bravura, forse anche per affetto all’insolito destino. Una carriera iniziata dunque davanti ai volti truci delle SS e continuata poi a Milano, dove inizia a calcare l’avanspettacolo che è il 1945. Le compagnie erano quelle classiche: Tognazzi, Maldacea, Scotti, Di Napoli, Inglese. Nell’autunno del 1948, a parte il precoce matrimonio, il salto di qualità avviene con la scrittura per la compagnia di Macario, che l’aveva visto e preso, sua unica scoperta maschile: Votate per Venere ha grande successo in Italia e l’anno dopo, nella stagione 1949-50, fa una tournée di sette mesi a Parigi. È il via a una lunga carriera brillante che da allora non avrà più soste. Gino Bramieri si raffinerà nei tempi e nella tecnica, ma non conoscerà mai cali di popolarità, conquistando ogni pubblico disponibile al gran successo d’ilarità.

«In cinquanta anni di carriera’» disse il comico «ho contato trentadue combinazioni per far ridere, sempre quelle: basta metterle insieme in un certo modo». Al milanesone classico danno fiducia le romanissime sorelle Nava che nel ’50 lo scritturarono in Davanti a lui Tre Nava tutta Roma con un pool di giovani attori dotati e fra loro complementari: Pelitti, Conti, Cajafa, Pisu, Bonagura e lui, il Gino Bramieri extra large, costretto ad alcuni tempismi e sketch obbligatori, distinguendosi per la circonferenza: ma il peso non gli negò mai, miracoli della forza di gravità del palcoscenico, la grazia del suo famoso saltino da libellula. Una lista infinita di spettacoli di sicuro impatto: nel 1952-53 sta con Walter Chiari in una buona rivista da camera, Controcorrente ; nel 1954-55 è con Tognazzi e Dorian Gray in Passo doppio, cui segue l’ingresso nella ditta di Garinei e Giovannini con cui resterà legato per oltre vent’anni, dopo altre esperienze, in esclusiva. Il primo spettacolo è un’operetta musicale con Osiris-Billi-Riva, La granduchessa e i camerieri , in cui Gino Bramieri ha il classico ruolo del `cumenda’ lombardo che deve comprare una proprietà. Resta con la Wanda anche nelle stagioni seguenti, le meno fortunate della grande soubrette che rappresentava comunque un mito, formando un trio comico ben assortito con Vianello e Durano: Okay fortuna (1956-57) e I fuoriserie (1958-59), spettacoli non privi di alcune vicissitudini economiche. Forma poi un altro trio giovane con Vianello e la Mondaini (frattanto sposi) in un musical fortunato come Sayonara Butterfly (1958-59), seguito dal meno riuscito Un juke box per Dracula, rivista in cui un’innocente strofetta anti fanfaniana fece stare una notte sotto scorta i tre nomi `in ditta’: censura d’allora.

Attore anche di prosa comica, Gino Bramieri si allea poi con la Volonghi e Grazia Maria Spina in Un marito in collegio di Guareschi (1960). Seguì il primo boom di popolarità vera, nel sodalizio televisivo con la Del Frate e Pisu per il varietà di culto L’amico del giaguaro. In scena, dal 1964, il nuovo trio – struttura comica che si ripete e si rinnova nel tempo, adatta alla singolarità anche fisica del B. prima della dieta – porta in scena con allegria, in tournée capillari, con orchestra dal vivo, alcune riviste tradizionali: Italiani si nasce di Faele (1964-65), Hobbyamente (1964-65), L’assilllo infantile di Marchesi (1966-67) e La sveglia al collo (1967-68), prototipo del varietà con piccola satira politica e imitazioni incorporate. Gino Bramieri è irresistibile nella caricatura di Edith Piaf, alla fine della quale faceva volare in sala una parrucca: finì che una sera, una signora, partorì in teatro per il gran ridere. Nel 1969-70-71, accanto a Milva, col musical Angeli in bandiera , in cui è un divertente pappone, rientra con Garinei e Giovannini per vent’anni di esauriti in rivista e prosa: ed è subito un bel successo personale, uno strano binomio con Milva, un utilizzo diverso e più discreto della sua vis comica. Intanto Gino Bramieri dimagrisce di quaranta chili (e lo racconta in un libro), passa a interpretare non solo sketch con epicentro la Lombardia, ma anche traduzione di famose farse e commedie brillanti americane, cui aggiunge sempre un tocco della sua personalità: Lo sai che non ti sento mentre l’acqua scorre di Anderson, nel 1968; nel 1972 Povera Italia! di Bobrick e Clark, odissea di un padre piccolo borghese che si scopre un figlio gay. Ma tra i grandi successi che stanno in equilibrio tra la prosa e la rivista vanno citati Cielo, mio marito! , conferenza sull’adulterio di Marchesi e Costanzo (1973) con la Colli; Anche i bancari hanno un’anima , gustosa pochade inter-coniugale di Terzoli e Vaime, con la Tedesco e una brava Valeria Valeri (1977-79).

Ma lo spettacolo migliore della sua carriera, replicato ovunque con delirio di folla dal 1975 al 1977, è Felicibumta (felicità con un colpo di tamburo, come recitavano in coro alla fine le compagnie di avanspettacolo), sempre di Terzoli e Vaime, diretto, con la perfezione delle occasioni migliori, da Garinei e Giovannini. Si tratta di un amarcord dei tempi della rivista attraverso la confessione in flash back di un attore di varietà che fa rivivere i vecchi tempi e ringiovanisce per un attimo le sei soubrette della sua vita, ora attempate: in queste vesti nostalgiche ma complete di barzellette in passerella finale, Gino Bramieri è bravissimo e svolge un compito antologico comico e teatrale ad altri impossibile. Nel 1982-83, sempre con i fedeli Terzoli e Vaime, recita La vita comincia ogni mattina , cui segue un ambizioso, sfarzoso, curioso, ma poco gradito tentativo di musical settecentesco ispirato al Borghese gentiluomo: Pardon, Monsieur Molière , di cui Garinei lamenta oggi l’eccessivo scrupolo di fedeltà. Dal 1985 al 1987 è l’attore in crisi protagonista di Sono momentaneamente a Broadway , indi mette in scena Una zingara m’ha detto (1987-89), spesso testi interscambiabili, variazioni sul tema Bramieri. L’ultimo capitolo della sua carriera, sei anni di successo, sono dedicati alla coppia con il giovane entertainer e fantasista siciliano Gianfranco Jannuzzo, e per questo fortunato alunno l’ormai maestro B. mette in scena lo spiritoso Gli attori lo fanno sempre di Terzoli e Vaime, seguito dal mediocre Foto di gruppo con gatto e da Se un bel giorno all’improvviso (buona satira della tv che entra nel privato), due titoli in cui si inserisce la verve verace di Marisa Merlini. L’ultimissimo show di Bramieri, allestito sulle sue misure comiche e sul suo desiderio di comunicare ancora col pubblico dopo una lunga malattia, ma recitato solo in poche piazze prima della sua scomparsa, porta un titolo beneaugurante, Riuscite a farvi ridere . Garinei scrive per il suo attore preferito, per l’amico e fratello di scena, e per Enzo, il vero fratello, una `summa’ del teatro di varietà e dei numeri famosi di Gino, che ancora una volta, l’ultima, si veste da donna.

Bramieri ha alternato i generi e in prosa ha recitato anche la leggendaria farsa della Zia di Carlo, I dent dell’eremita di Terron, mentre in tv lavorò con Albertazzi, Calindri e la Toccafondi in Addio giovinezza, seguito da Una ragazza indiavolata , Esami di maturità con la Lazzarini, Ti conosco mascherina, Il signore delle cinque, Lieto fine, I tre Maurizii . Ma sul piccolo schermo interpreta nel 1971 anche versioni tv di celebri successi teatrali come Un mandarino per Teo e Mai di sabato, signora Lisistrata , entrambi accanto a Milva, che dava profondità di campo sonoro alle musiche di Kramer. Un record storico del varietà tv sono poi le settantadue puntate dell’Amico del giaguaro, le tre edizioni della Biblioteca di Studio Uno, le innumerevoli partecipazioni a serate, Batto quattro , che si replica alla radio per undici anni; e infine il mitico varietà `one man show’ G.B. Show , gioco di iniziali, in onda dal 1982 al 1988 sotto l’egida di Garinei, mentre nel ’92 partecipa anche al Festival di Sanremo . B. recupera le origini e le tradizioni culturali del teatro leggero con le sue belle retoriche di polvere di stelle (caffelatte e pailettes, come dice un refrain di una sua rivista). La sua specialità era il tu per tu col pubblico, quando il suo talento sfocia nel piccolo capolavoro dialettico che è il racconto delle barzellette. B. era un uomo felice solo quando arrivava l’ora dell’ingresso in scena: l’ultimo ad avere nel suo codice genetico i doni del Gran Varietà, l’eco di una risata senza tempo.