Bernstein

Il suo teatro ha un ritmo incalzante che conduce alla scena ad effetto, vera e propria chiave di volta della rappresentazione. I protagonisti dei lavori di Henry Léon Gustave Bernstein spesso cedono a compromessi, in vista dell’appagamento della passione che li muove (generalmente il desiderio del denaro o l’amore), e che spesso resta inappagato. Fin dall’esordio, nel 1900 con Il mercato (Le marché), lo schema dell’intreccio si ripete in ognuno dei suoi lavori. In Il raggiro (Le détour, 1902) è il desiderio di riscatto di una giovane donna, che, sentendosi destinata come sua madre a lavorare in una casa d’appuntamenti, decide di sposare un medico di provincia; ma l’ostilità e la maldicenza la ricacciano verso quella vita a cui cercava di sfuggire. In La raffica (La rafale, 1905) il gioco d’azzardo soggioga e conduce alla rovina una coppia d’amanti; in La griffe (1906, scritta per Lucien Guitry) un uomo anziano cade vittima dei capricci della giovane di cui è innamorato; in Samson (1907) un finanziere, scopertosi tradito, per vendicarsi provoca la caduta dei titoli di borsa, coinvolgendo nel suo fallimento l’amante della moglie; in Israel (1908) – presa di posizione dell’autore, ebreo, contro l’antisemitismo – un antisemita scopre di essere ebreo; in L’après-moi (1911), un uomo, colpevole di appropriazione indebita, recede dal proposito di suicidarsi quando la moglie decide di tornare da lui; in Il segreto (Le sécret, 1913) una donna nasconde sotto l’apparenza della serenità del suo matrimonio un’indomita gelosia che la spinge a ostacolare la felicità altrui. Nel periodo che precede la Prima guerra mondiale, il successo di B. è incontrastato, dovuto alla sua capacità di accordarsi alla sensibilità del pubblico; il favore della platea si appanna però con la rivelazione di nuovi talenti come Pirandello e Giraudoux. Bernstein cerca di adattarsi al mutamento di gusto, approfondendo l’analisi psicologica dei personaggi: in Félix (1926) racconta il riscatto morale di un uomo senza scrupoli, arricchitosi durante la guerra, e di una prostituta; in Mélo (1929, da cui Resnais ha tratto un film omonimo nel 1986) una donna, innamorata di un amico del marito, cerca di avvelenarlo, ma non riuscendovi, si toglie la vita; in Il messaggero (Le messager, 1933) un uomo descrive con tale passione la moglie a un compagno, che quando quest’ultimo torna a Parigi dall’Africa ne diventa l’amante. Nonostante la superficialità delle storie e qualche cedimento al linguaggio volgare, il pubblico non abbandona completamente Bernstein, che continua a scrivere per il teatro: La sete (La soif) è del 1950, Evangeline del 1953.