Bernanos

Intellettuale cattolico impegnato socialmente e politicamente, Georges Bernanos entra giovanissimo nel giornalismo – carriera che non abbandonerà mai definitivamente – e esordisce come romanziere, nel 1926 in modo clamoroso con Sotto il sole di Satana , cui fece seguire molti anni dopo una sorta di seguito, Nuova storia di Mouchette (1937). Ma il suo capolavoro rimane Diario di un curato di campagna (1935), che ha avuto, tra l’altro, due versioni cinematografiche (Bresson e Pialat). Per il teatro è autore di un solo testo ma di grande valore, Dialoghi delle Carmelitane (Dialogues des carmélites). Si trattava, in origine, di dialoghi per un film ideato da R.P. Brüchberger e P. Agostini sulla base di un racconto di Gertrud von Le Fort, L’ultima al patibolo (Die Letzte am Schafott). Completati nel 1948, i dialoghi saranno rifiutati dal cinema – almeno in un primo momento – ma pubblicati nel 1949 da Albert Béguin; otterranno un grande successo a teatro. Considerati da parte della critica il capolavoro di Georges Bernanos, i Dialoghi appaiono dominati dalla figura di suor Blanche de la Force. Essere fragile e di viva sensibilità, spinta da una temerarietà cieca cui si sovrappongono paure insane, suor Blanche costituisce forse il più alto esempio di analisi psicologica dell’opera di Georges Bernanos. Ma questo personaggio appare anche portatore di alcune istanze simboliche, vere e proprie ossessioni per l’autore, come l’affrontarsi di redenzione e caduta, di fede e dubbio, il trionfo della grazia sulla paura. Infine, l’esempio di Blanche rappresenta sul piano politico una certa visione della storia: il risveglio dell’onore di fronte agli abusi dei rivoluzionari. Emerge in questo luogo l’ideologia monarchica di B., la sua convinzione che elidere i privilegi di nascita implichi di rimando l’indebolirsi dei valori sociali e religiosi. I Dialoghi conobbero nel 1957 una versione musicale ad opera di F. Poulenc, e nel 1960 una cinematografica a cura di Brüchberger e Agostini, cui si deve il progetto originario: tuttavia, spogliato del suo significato spirituale per interessarsi essenzialmente agli aspetti storici, il testo di B. non sembra emergere pienamente da questo trattamento per il grande schermo. Tre sono state in Italia le realizzazioni teatrali: nel 1952 quella diretta da Orazio Costa, nel 1988 quella di Luca Ronconi e nel 1995 quella di Fabio Battistini.