Bergonzoni

Giocoliere delle parole, creatore di fulminanti e surreali non-sense a partire dalla provocatoria volontà di spiegare il meno possibile, Alessandro Bergonzoni porta sulla scena il suo primo vero e proprio spettacolo nel 1986, quando rappresenta a Roma La saliera e l’Ape Piera per la regia di Claudio Calabrò.

 Le sue precedenti prove Scemeggiata, Chi cabaret fa per tre, La regina del Nautilus risultano dei contenitori di situazioni tra loro diversissime, piuttosto che testi in possesso di una specifica coerenza. L’amore per «il nuovo, l’astruso, l’originale e il curioso», la volontà di sorprendere attraverso una profluvie di giochi d’artificio verbali che ricordano quelli dei fratelli Marx o del Burchiello, la destabilizzante sottrazione di qualunque saldo ancoraggio sono i tratti distintivi anche degli spettacoli successivi, tutti monologhi diretti da Calabrò: Le balene restino sedute (Bologna 1988), Non è morto né Flic né Floc, Anghingò , (Milano 1991), Tra lo gnoto e l’ignoto (Roma 1994), La cucina del frattempo (Parma 1994). Con regia di Renzo Sicco è stato allestito Albergo Bergonzoni (Torino 1996).

L’apertura ad una seppur paradossale trama (preannunciata a partire da Anghingò e perseguita parallelamente nelle prove narrative) – che si annoda attorno all’eredità contesa tra i nipoti gemelli Jean, Jean Jean e Jean per Jean – impronta Zius e Zigotes , che ha debuttato nel 1998 al Teatro Ciak di Milano.