Baker

Sembra che dalla sua più tenera infanzia Joséphine Baker intrattenesse cantando, ballando e facendo il pagliaccio i suoi fratellini e gli amichetti, possibilmente facendo loro pagare un simulacro di biglietto. Fatto sta che questo gioco si rivelò per la giovane mulatta una seria ispirazione e a quindici anni Joséphine si presentò per un provino a Noble Sissle e Eubie Blake autori di quella rivista `all negro’ Shuffle Along (1921) che doveva restare nelle memorie di Broadway come il più grande spettacolo di varietà messo in scena da gente di colore. La prima audizione fu negativa: Sissle e Blake e i due produttori rifiutarono la ragazzina che però, – quando Shuffle Along all’inizio di un gigantesco successo partorì una seconda troupe che percorreva la provincia meno importante – riuscì a entrare come aiuto sarta in questa seconda troupe e, consigliata da un’amica, imparò tutti i numeri e tutte le canzoni in vista di una sostituzione. Così avvenne.

Abbastanza in fretta Joséphine si fece notare fino al punto che Sissle si dedicò seriamente a insegnarle il mestiere. Nel 1924 il gruppo di Shuffle Along si divise in due: i produttori crearono un nuovo spettacolo, Running Wild , che lanciò il charleston; Sissle e Blake crearono The Chocolate Dandies e B. era una delle vedettes. Lo spettacolo risultò troppo sofisticato per il palato dei critici bianchi e non ebbe lo stesso successo del precedente Shuffle Along . Ed è così che nel 1925 troviamo la B. nel corpo di ballo del Plantation Club (un succedaneo, sempre nero, del Cotton Club) con la possibilità di un piccolo assolo all’ombra delle grandi Florence Mills e Ethel Waters ed è qui che viene scritturata per fare parte di un gruppo di colore che si esibirà a Parigi nell’autunno di quell’anno, al Théâtre des Champs-Élysées, in quello spettacolo che diventerà fondamentale per la cultura francese negli anni Venti: La Revie Nègre .

Joséphine conquista il pubblico con le sue orrende smorfie, il suo corpo di miele scuro che esibisce generosamente e la sua straordinaria vitalità di interprete. Negli anni seguenti, sempre a Parigi, inventa quel suo famoso costume composto di orecchini collana e braccialetti in pietre barbare e un gonnellino di più che allusive banane: resterà la sua immagine più famosa. Diventa la `vedette negra’ (lei che è una mezzo sangue) delle Folies Bergère, impara a cantare davvero, arriva al Casino de Paris come attrazione principale e finalmente, nel 1930, crea quella canzone “J’ai deux amours” che resterà per sempre collegata alla sua immagine. Compie infinite tournée e, nel ’35, è addirittura a New York partecipando alle Ziegfeld Follies di quell’anno. Durante la Seconda guerra mondiale si arruola (è ormai da tempo cittadina francese) nelle truppe ausiliarie e verrà più volte decorata per meriti di guerra. Tenta una comunità interrazziale modello, adottando dodici orfani di nazioni e continenti diversi; per mantenerla tornerà in spettacolo per qualche memorabile rivista all’Olympia e a Bobigny, sempre circondata dalla stima e dall’amore del pubblico che la onorerà per un’ultima volta il 15 aprile del 1975 in occasione del suo clamoroso funerale di stato.