Armitage

Dopo gli studi con Tatiana Dokudovska e alla North Carolina School of Arts, Carole Armitage si trasferisce in Europa, dove danza il repertorio balanchiniano nel Ballet de Genève (1972-1974), sotto la direzione di Patricia Neary. Di ritorno negli Usa, entra nella compagnia di Cunningham (1976-1981), che ne valorizza le qualità estetiche e formali interpretando con lei un duetto in Squaregame (1976) e mettendola al centro di Channels/Inserts (1981), uno dei suoi capolavori. La tecnica limpidamente padroneggiata, la carica energetica, il temperamento ribelle ne fanno un’interprete radicalmente innovativa, di inedito impatto scenico. Inizia intanto la sua attività di coreografa (Fractions , 1978) e si impone poi all’attenzione generale con Drastic Classicism (1981), sulla musica rock di Rhys Chatham a tutto volume, facendo parlare per la prima volta di ‘balletto punk’. In Watteau Duet (1985), un’altra delle sue coreografie esemplari, alterna le scarpe da punta con i tacchi a stiletto e utilizza il vocabolario accademico estremizzandolo nelle linee e nella velocità. Questo suo approccio al classico le porta molti consensi in Francia, dove crea Slaughter per il Gruppo di Ricerca dell’Opéra di Parigi nel 1982 e The Tarnished Angels per l’intera compagnia nel 1987, e le frutta una commissione da parte dell’American Ballet Theatre, per cui coreografa The Mollino Room (1986), ispirato all’architetto italiano Carlo Mollino, interprete Mikhail Barishnikov. Comincia, in questo periodo, la sua collaborazione con due importanti artisti neofigurativi statunitensi, David Salle e Jeff Koons, che disegnano scene e oggetti per i suoi titoli neo-pop come Go-Go Ballerina (1988). Dopo lo scioglimento del proprio gruppo, coreografa Strictly Genteel (1989) su musica di Frank Zappa per il Lyon Opéra Ballet e I had a Dream (1993) per i Ballets de Monte-Carlo. Nel 1995 viene chiamata a dirigere il corpo di ballo del Teatro Comunale di Firenze, per cui firma Il viaggio di Sheherazade (1995), The Predator’s Ball (1996), Apollo e Dafne di H&aulm;endel con scene di James Ivory e Weather of Reality (1997), Pinocchio (1998). Al termine di un periodo contrastato, per le accoglienze alterne riservate ai suoi lavori, sempre in bilico tra manierismo post-neoclassico e scandalo, nel 1998 lascia la guida della compagnia toscana.